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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2011 alle ore 16:19.

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Il rischio altissimo che il Consiglio nazionale del Pdl, in programma venerdì prossimo, si trasformi in un flop per Silvio Berlusconi è nascosto in fondo all'articolo 52 dello statuto del partito dove si dice che «eventuali modifiche statutarie possono essere proposte dall'ufficio di presidenza al Consiglio nazionale che le approva con il voto favorevole dei due terzi degli aventi diritto al voto». In sostanza, per avallare la nomina di Angelino Alfano a segretario del partito, tassello ritenuto cruciale dal Cavaliere per rilanciare la sua creatura, servirà un'adunata oceanica. Il Pdl ha incaricato una società di eventi, l'Enic (che ha già al suo attivo l'organizzazione del primo, e finora unico, congresso nel marzo 2009), di preparare il tutto e contattare uno per uno i membri del Cn.

Operazione quorum: oltre 900 persone da portare nella capitale
I conti sono presto fatti. Del consiglio nazionale - come si legge all'articolo 19 dello statuto - fanno parte parlamentari nazionali ed europei, coordinatori regionali, provinciali, di capoluoghi, membri del governo, consiglieri nazionali, capigruppo e vicecapigruppo nei consigli provinciali e nei grandi Comuni. E l'elenco è ancora lungo. In soldoni, si tratterebbe di portare a Roma, in teoria, circa 1400 persone. Ma da via dell'Umiltà si punta innanzitutto all'obiettivo minimo: assicurare cioè quei due terzi necessari a confermare la designazione di Alfano. Impresa comunque non da poco visto che sarà necessario convincere oltre 900 persone a raggiungere la capitale per dire sì a una scelta già messa nero su bianco.

Il piano del partito per evitare scivoloni
Sulla carta le adesioni sarebbero già 900 (30, invece, quelli che hanno dato forfait finora), ma fino al Cn è impossibile fare previsioni. Così, giocando d'anticipo, i vertici del partito hanno studiato una serie di accorgimenti per evitare lo scivolone. A partire dall'ordine del giorno con la votazione di Alfano inserita in scaletta dopo l'apertura dei lavori (11.30 circa) in modo tale da evitare i pericoli di un voto rinviato al pomeriggio quando molti membri lasceranno la sala per far ritorno a casa. La stessa modalità della votazione è stata poi messa su in modo da minimizzare eventuali assenze. Sarà lo stesso Berlusconi a indire la votazione, ma non ci sarà una vera e propria conta. Il voto sarà espresso con delle palette blu distribuite ai componenti che dovranno sollevarle al momento della votazione. L'eventuale dibattito è previsto nel pomeriggio e anche questo dettaglio è stato predisposto in modo da azzerare un altro rischio: e cioè che il consiglio possa trasformarsi in un grande sfogatoio contro il Cavaliere e i vertici del Pdl.

La location è quella dello strappo di Fini
I tempi sono quindi molto stretti e la macchina organizzativa messa su dal partito è al lavoro per evitare il flop. Il consiglio inizierà alle 10 di venerdì all'Auditorium della Conciliazione dove, lo scorso aprile, si registrò lo strappo di Gianfranco Fini alla Direzione nazionale del partito con il dito dell'ex leader di An sollevato verso il Cavaliere e quelle parole risuonate per molto tempo nei palazzi della politica. «Che fai, mi cacci?». Il premier torna dunque sul luogo del divorzio dal presidente della Camera con la speranza di risollevare un partito scosso dai conflitti interni e dalle correnti.

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