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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2011 alle ore 10:37.

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La crisi greca è entrata nella lettaratarura, come ha ricordato ieri Petros Markaris, autore di "Prestiti scaduti", la nuova indagine del commissario Charitos, che ha come sfondo l'Atene della crisi economica. Markaris era presente ieri sera alla Milanesiana, dove ha tenuto un applauditissimo discorso sulle «difficoltà per chi scrive la verità».

Tema intrigante per la sua Grecia visto che un anno dopo il salvataggio europeo del Paese si parla ancora di un nuovo piano di austerity e altri prestiti da 110 miliardi mentre i greci vedono le cose andare sempre peggio e non sono affatto sicuri di mantenere il tenore di vita faticosamente raggiunto dalla generazione precedente.

La nuova manovra secondo il quotidiano greco To Vima costerà 2.795 euro all'anno per ogni famiglia di quattro persone, pari a una mensilità media in meno. In un anno lo tsunami finanziario ha colpito duro la vita della gente comune in Grecia stravolgendo ogni certezza ed abitudine di vita. Senza svalutazione monetaria non c'è che la via della riduzione dei salari per ridurre i consumi interni e l'import e migliorare la competitività. Una cura dolorosa mentre nel medio occorre varare riforme strutturali, liberalizzazioni i cui benefici si vedono però solo nel lungo periodo.

Questa è la scommessa del premier socialista George Papandreou che però lotta con una maggioranza risicata, minacce di defezioni e un'opposizione di centro destra che populisticamente vota contro e chiede di abbassare le tasse nel Paese con la maggiore evasione dell'Unione europea. Anche il banchiere centrale della Grecia George Provopoulos è entrato in campo chiedendo tagli alla spesa pubblica e lotta all'evasione: non ci sono alternative.

«Le possibilità di aumentare il prelievo presso coloro che già pagano le tasse si sono esaurite», ha affermato in una intervista al Kathimerini, mentre il Parlamento ellenico è chiamato a discutere e poi votare, con procedura di urgenza, un piano di austerità supplementare che punta a ottenere economie di oltre 28 miliardi di euro da qui al 2015.

Così mentre il Parlamento greco si appresta ad approvare le nuove misure di austerity, tra cui la riduzione del livello d'esenzione fiscale da 12 a 8mila euro e l'aumento dell'Iva su bevande e ristoranti, per avere accesso agli aiuti dalla Ue e dal Fmi, comincia in Grecia uno sciopero generale di 48 ore che sta paralizzando il Paese. La protesta, convocata dai sindacati dei settori pubblico e privato, avrà conseguenze sul trasporto aereo, urbano e marittimo e sui servizi pubblici. «La nostra mobilitazione continuerà fino a quando resterà in vigore questa politica», ha detto un portavoce della Confederazione generale di lavoratori. La manifestazione principale avverrà in piazza Sintagma ad Atene, di fronte al Parlamento, che sarà presidiata da 5mila uomini delle forze dell'ordine.

Indignados. Una «squadra di traduttori della piazza» per comunicare con il mondo e far arrivare ovunque «l'urlo disperato per un'Europa migliore». È l'iniziativa degli "indignati di Atene" che, nel giorno che dà il via al grande sciopero generale che bloccherà il Paese per 48 ore, hanno contattato via email i media stranieri, informandoli che, grazie alla squadra messa in campo, troveranno tutte le informazioni sulla protesta in diverse lingue, italiano compreso, su diversi siti che li riguardano.
E da internet annunciano la manifestazione di oggi dando una serie di notizie pratiche, come il fatto che per chi raggiungerà la capitale da altre città del Paese «sono state previste strutture di ospitalità», ma anche invitando i cittadini a circondare il Parlamento con le loro macchine, organizzando uno «sciopero bianco di traffico», in modo da «creare gravi problemi ai parlamentari nel raggiungere il parlamento».
E mandano un avviso a Papandreou: «non pensi che la repressione possa fermare la nostra manifestazione». Accanto agli indigandos c'è anche il movimento dei 300 greci (www.300ellines.com) che come i 300 spartani di Leonida alle Termopili si oppone solo contro tutti e chiede di tornare alla dracma. Come? Attraverso la raccolta di firme e la mobilitazione popolare.

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