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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2011 alle ore 13:04.

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Silvio Berlusconi torna sulla controversa norma pro-Fininvest che ha fatto tremare la maggioranza per provare a sgombrare il campo dalle voci di possibili dissidi con il Carroccio e GiulioTremonti. Così, la presentazione del libro di Domenico Scilipoti, «Mimmo» per il Cavaliere, "il re dei peones" per il medico agopunturista, diventa l'occasione per riparlare ancora del Lodo Mondadori. «Non sono io che ho scritto quella norma ma siamo in un paese in cui non c'è legge giusta che possa passare se favorisce Berlusconi o le sue aziende». Tremonti e i leghisti sapevano, dice poi il premier. Ma Umberto Bossi di lì a poco, ai microfoni di Repubblica Tv, nega tutto. «Non lo sapeva nessuno, nemmeno Tremonti».

La reinseriremo in Parlamento dopo la sentenza
Il premier ribadisce dunque la sua verità e si dice certo che la sua azienda si salverà anche senza quel codicillo che resta «sacrosanto ed equlibrato» e che «è stata discusso in Consiglio dei ministri».Ma guai a pensare che il capitolo sia chiuso: «Ci sarà a breve una sentenza. Dopo, quindi, si potrà pensare a reinserirla in Parlamento perchè non sarà più considerata una norma solo per la Fininvest o ad personam». Calderoli, citato dal Cavaliere, è laconico. «Quando vedrò la nuova norma la commenterò. Mi auguro che la scrivano in maniera costituzionalmente sostenibile».

Berlusconi: Tremonti considerava sacrosanta la norma pro-Fininvest
Il premier aggiunge quindi un dettaglio non da poco sulla vicenda. «Tremonti considerava quella norma sacrosanta e non ha ritenuto di portarla al voto del Consiglio dei ministri pensando che fossero tutti d'accordo ed io ne ho avuto la conferma». Poi lancia un messaggio anche al Carroccio. Perché il Cavaliere non ci sta a far passare l'idea che i leghisti, come pure il superministro dell'Economia, non fossero a conoscenza. «Calderoli che non la conosceva mi ha detto "perbacco se lo sapevo la potevo scrivere meglio". Non c'è nessun giallo, appena ho visto le polemiche ho scritto una dichiarazione e ho ritenuto di farla togliere». Insomma, nessuna manovra oscura per il premier che dà sfogo così a tutta la sua adirazione contro i giornali e contro chi ha giocato alla pratica dello scaricabarile, a cominciare dai suoi stessi alleati.

Il premier: non lasceremo il Paese a Bersani, Di Pietro e Vendola
Poi torna sul presente e sui prossimi impegni parlamentari. «Resteremo al governo fino alla fine della legislatura: non consegneremo l'Italia a Bersani, Di Pietro e Vendola. Resteremo fino alla fine nonostante il fango che ci gettano addosso o quello che si vorrebbe decidere nei cosiddetti e fantomatici salotti dei poteri forti». Contro il centro-sinistra il Cavaliere usa toni durissimi. «Da noi le opposizioni usano ogni mezzo, dalla manovra alla strumentalizzazione dei referendum contro il governo». È il solito ritornello che il premier ripete anche questa volta davanti ai cronisti. «La differenza tra noi e la sinistra è che per noi un avversario è un avversario. Lo contraddiciamo ma lo rispettiamo».

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