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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 17:45.

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Il gip di Palermo, Giuliano Castiglia, ha chiesto l'imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa per Saverio Romano, attualmente ministro delle Politiche agricole. La procura ha venti giorni di tempo per formulare il capo d'accusa e chiedere il rinvio a giudizio. La procura nei mesi scorsi aveva chiesto l'archiviazione per Romano, sospettato di collusioni, ma il giudice per le indagini preliminari sulla base degli atti a lui presentati ne ha chiesto l'imputazione.

Al centro le accuse di due collaboratori di giustizia
Il pm Nino Di Matteo aveva ritenuto di non avere elementi sufficienti per affrontare, con adeguate possibilità di ottenere una condanna, il processo. A giugno il gip, dopo avere acquisito nuovi atti, si era riservato di prendere una decisione che è arrivata adesso. Il pm aveva prodotto gli atti dell'inchiesta «Ghiaccio» e della successiva indagine che, a partire dal 2005, aveva nuovamente riguardato Romano. Tra gli elementi presi in considerazione le dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Angelo Siino e Francesco Campanella. Il primo ha parlato, nell'ambito di «Ghiaccio» (archiviata all'inizio del 2005 e riaperta alla fine dello stesso anno) di un incontro con un giovanissimo Romano che, assieme a Totò Cuffaro, si sarebbe presentato a casa sua, nel 1991, per chiedergli voti.

Le rivelazioni di Campanella sul ministro
Campanella, invece, aveva riferito una serie di episodi riguardanti l'attività amministrativa del Comune di Villabate, la realizzazione nel grosso centro alle porte di Palermo di un mega centro commerciale e le vicende politiche connesse, la candidatura nelle fila del Biancofiore di un aspirante deputato regionale che nel 2001 avrebbe avuto l'appoggio delle cosche. Tra gli episodi descritti da Campanella anche un pranzo a Campo dei Fiori, a Roma, in cui Saverio Romano avrebbe detto di «far parte della stessa famiglia» di Campanella. Un riferimento che, secondo l'accusa, sarebbe alla comune appartenenza mafiosa, mentre secondo la difesa si tratterebbe solo di una comune adesione a una corrente della Dc.

Romano: addolorato e sconcertato
Il ministro dell'Agricoltura si è detto «addolorato e sconcertato» per la decisione del gip Castiglia. «Il giudice non ha ritenuto di accogliere la
richiesta di archiviazione formulata dal pm Di Matteo nel procedimento che mi ha visto indagato quasi ininterrottamente per otto anni anche se l'indagine era tecnicamente spirata nel novembre del 2007 - sottolinea Romano - Questi semplici ma inconfutabili dati dimostrano il corto circuito tra le istituzioni e dentro le istituzioni».

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