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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2011 alle ore 17:26.

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Gianni Alemanno (Ansa)Gianni Alemanno (Ansa)

Non è la prima volta che battaglia con Umberto Bossi e il Carroccio. Vuoi per le continue minacce dei leghisti che insistono nel chiedere lo spostamento di alcuni ministeri al Nord, vuoi per le critiche spesso dirette alla città che amministra. Fatto sta che il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, torna ad attaccare gli alleati della Lega dal palco di Mirabello. Lo fa davanti a una platea particolare, composta soprattutto dagli ex compagni di An.

L'ira di Alemanno contro la Lega
Così, dopo aver esordito con un perentorio «basta ai ricatti» di Bossi e dei suoi, Alemanno tira fuori uno cavalli di battaglia del centrodestra - il patriottismo e l'amore per la bandiera italiana - per attaccare ancora il Carroccio. «Non può essere sottovalutato il grande impatto negativo che ha avuto l'atteggiamento antinazionale della Lega sul nostro elettorato. Fra i diversi elementi che accomunano il centrodestra in Europa, ce n'è uno in particolare: un fortissimo patriottismo e noi, invece, per colpa di certe dichiarazioni del Carroccio abbiamo corso il rischio di apparire addirittura meno patriottici della sinistra: basta con la messa in discussione di questi valori fondamentali». Non ultimo, prosegue il sindaco, «la stupida presa di posizione della Lega nei confronti della bandiera. Ma noi siamo nati nel Tricolore e moriremo nel Tricolore».

A Mirabello il Pdl prova a voltare pagina
Parole che suscitano l'applauso appassionato della platea della kermesse pidiellina. Il sindaco rincara allora la dose. «Non possiamo farci ricattare da loro, non possiamo vivere così: valiamo tre volte la Lega». Insomma, il Pdl non deve farsi risucchiare dall'abbraccio mortale con il Carroccio. Un refrain che torna spesso a Mirabello dove il Pdl prova a voltare pagina. Un cambio di passo che, per tutti o quasi, deve coincidere con l'avvio del progetto di una casa comune dei moderati in cui riunire tutte le anime del centrodestra.

Scajola: subito svolta, siamo al 28%, così si perdono le elezioni
Il più convinto della necessità di una correzione rapida della rotta è l'ex ministro Claudio Scajola che non risparmia un'analisi impietosa sullo stato di salute del Pdl. «I sondaggi attualmente ci sanno al 28% quindi adesso come adesso perderemmo le elezioni». Dunque Alfano deve accelerare, ragiona l'ex titolare dello Sviluppo, e già prima dell'estate «deve proporre un progetto e un percorso, che portino a un manifesto programmatico con tanto di adesioni, tesseramento e congresso. Questo percorso deve essere breve, dobbiamo superare presto la fase transitoria».

I malumori verso Tremonti. Bossi: senza di noi Italia come la Grecia
Insomma, serve un partito vero, è il refrain scandito dall'ex ministro e che il sindaco Alemanno sposa appieno quando chiede ai suoi colleghi del Pdl «di far sentire la propria anche nei confronti del governo». In ballo, nell'immediato, c'è una manovra da portare a casa ma che, secondo il sindaco, è stata congegnata senza un reale confronto, «nel chiuso di una stanza». Nessuno cita Tremonti, ma il ministro dell'Economia diventa il convitato di pietra della kermesse, dove i malumori verso di lui non si contano. E dove sono giunti anche gli echi dell'ultimo affondo di Umberto Bossi. Che, nella notte di ieri, parlando a un comizio nel cremonese, è tornato a rivendicare al Carroccio il ruolo di garanzia della stabilità dell'esecutivo. «Se noi molliamo ora il governo, il mercato ci farebbe fare la fine della Grecia: è quando inizia la campagna elettorale che eventualmente si decide tutti assieme se stare con Berlusconi oppure no». L'asse con il premier è saldo, almeno per ora, perché Berlusconi, ricorda Bossi, «ci ha dato i voti per fare il federalismo». Il futuro si vedrà. (Ce.Do.)

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