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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2011 alle ore 17:44.

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Ahmed Wali Karzai (Ansa)Ahmed Wali Karzai (Ansa)

Quando, nella torrida estate di Kandahar, si chiedeva ai pochi afghani in giro per la città l'opinione sul Sig. Ahmed Wali Karzai, la prima reazione era un moto di diffidenza, quasi ostile. Frutto, spesso, di una malcelata paura. Per far venire a galla la verità occorreva qualche bicchierino di tè, sorseggiato all'interno di un negozio, al riparo da sguardi indiscreti. I suoi nemici, ma anche i suoi numerosi oppositori, non avevano dubbi: Wali era un trafficante di droga, il corrotto tra i corrotti, un uomo al soldo della Cia, pagato dal nemico.

Il partito, altrettanto numeroso, di chi beneficiava della sua influente protezione lo definiva invece un paladino dei diritti dell'etnia Pashtun, l'etnia di maggioranza in Afghanistan, onnipresente nelle regioni meridionali. Il solo uomo che avesse la forza, e l'autorità, di offrire una valida alternativa di pace alla violenza imposta dai talebani. Il fatto, ancora non provato, che siano stati proprio loro ad eliminarlo indica che, nonostante i recenti proclami di vittoria da parte del contingente Nato, a Kandahar gli studenti del Corano dispongono ancora di una rete organizzativa molto efficiente. Capace di penetrare le maglie della sicurezza, piazzare i loro doppi agenti in posizioni di vertice e colpire le sfere più alte del potere.

Lo scorso maggio, prima di morire per mano di un kamikaze-infiltrato travestito da poliziotto, il generale Daud Daud, capo della polizia dell'Afghanistan settentrionale, aveva avvertito sul cambiamento di tattica dei talebani e sulla crescente pericolosità dei loro infiltrati. L'omicidio di Wali Karzai per mano di un loro infiltrato, è stato definito dai talebani come «uno dei nostri più grandi successi in un decennio di guerra». Chi era Ahmed Wali Karzai? Un potente trafficante di droga o un agente della Cia? Probabilmente entrambe le cose, anche se prove concrete al riguardo non sono mai state diffuse.

Un fatto, tuttavia, è certo. Wali era il politico più controverso, e probabilmente il più ricco, di tutto l'Afghanistan meridionale. Un uomo che minacciava i nemici con le sue feroci milizie. E che a sua volta viveva sotto la costante minaccia di morte da parte dei talebani. Avevano cercato di eliminarlo almeno sei volte. L'ultima nel maggio del 2009, quando, ha raccontato lo stesso Wali, il convoglio su cui viaggiava alla volta di Kabul venne colpito da granate e razzi e perse la vita una delle sue guardie del corpo. L'anno prima, mentre stava partecipando a un meeting governativo, le tecnica usata per eliminarlo era stata una cisterna carica di esplosivo. Morirono sei persone. Wali, l'afghano dalle sette vite, la scampò anche quella volta. «Nove kamikaze hanno cercato di uccidermi, invano» si vantava con gli intervistatori stranieri. Ma l'afghano dalle sette vite ieri è morto davvero. Ucciso per mano di un suo fedelissimo, uno dei coordinatori dei suoi servizi di sicurezza.

Nato nel 1961 a Karz, a sud di Kandahar, Wali Karzai aveva vissuto a Chicago durante il regime dei talebani, dove aveva un aperto un famoso ristorante, per poi rientrare in Afghanistan nel 2000. Padre di cinque figli e fratellastro minore del presidente afghano Hamid Karzai, dal 2005 era stato nominato a capo del Consiglio provinciale di Kandahar. Ma erano i suoi legami con i clan locali - lui era membro della potente tribù dei Popalzai - e le relazioni pericolose con feroci signori della guerra e narcotrafficanti, ad averlo reso via via sempre più influente. Grazie soprattutto al solido legame con il fratellastro Hamid, che aveva aiutato nella sua campagne elettorali e durante la presidenza (e che a sua volta lo aveva nominato inviato speciale del presidente per il sud del Paese) era divenuto il signore del "regno di Kandahar".

In molti, dai parlamentari afghani dell'opposizione a influenti diplomatici occidentali, lo accusavano di destabilizzare Kandahar attraverso una combinazione di attività criminali e manovre spietate per il dominio tribale. Che fosse all'interno delle forze di polizia, delle autorità civili, o di altri organismi locali, non c'era nomina che venisse conferita senza il suo benestare. Ma era dai ricavi della droga - lo accusavano i suoi nemici, ma anche media locali e internazionali - che si era costruito il suo impero. Insieme ad Helmand, la provincia di Kandahar fornisce il 90% di tutto l'oppio prodotto in Afghanistan, che a sua volta produce il 90% dell'oppio coltivato nel mondo. Anche il New York Times lo aveva definito un signore del narcotraffico che aveva controllo su gran parte dei commerci di oppio e eroina in Afghanistan. «Non sono un trafficante, non lo sono mai stato né lo sarò mai. Sono una vittima della depravazione della politica», aveva ribattuto Wali Karzai in un'intervista alla Bbc.

Il suo legame con i servizi Usa resta avvolto dal mistero. Nel 2009 un'inchiesta, sempre del New York Times, scrisse che i servizi americani avevano stipendiato regolarmente Wali Karzai durante gli ultimi nove anni. Wali sarebbe stato anche il capo di una milizia paramilitare, la Kandahar Strike Force, che operava liberamente nella provincia per colpire i talebani. Sui rapporti con la Cia il Sig. Ahmed Wali aveva ammesso: «Per quanto riguarda la Cia non ho mai firmato nulla, ma certamente ho passato loro informazioni così come le ho date all'intelligence britannica. Non dimenticate che la mia famiglia ha combattuto contro i Talebani per molto tempo prima dell'arrivo della Nato. Era mio dovere, in quanto afghano, condividere informazioni con la Cia e gli altri».

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