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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2011 alle ore 08:40.

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di Celestina Dominelli
È arrivato nel carcere di Poggioreale poco dopo la mezzanotte. Non era quella la destinazione prescelta. Era diretto a Orvieto l'ex pm Alfonso Papa, "condannato" da quei ventisette voti di scarto con cui i suoi colleghi deputati hanno autorizzato ieri l'arresto chiesto dalla procura di Napoli. Così l'ex magistrato ha preso la valigia che aveva portato con sé alla Camera, dopo una sosta, di buon mattino, nella chiesetta dei Santi Claudio e Andrea, a pochi passi dal Parlamento, e si è diretto verso il suo destino. Avrebbe voluto costituirsi nel carcere di Orvieto, ma i finanzieri lo hanno raggiunto e gli hanno notificato l'ordinanza del gip che ne chiedeva il trasferimento a Napoli. I giudici lo ascolteranno sabato mattina nell'interrogatorio di garanzia fissato dal gip Luigi Giordano.

La notte in cella a Poggioreale
Papa è dunque tornato nella sua città, e dopo aver consegnato i suoi oggetti personali, è stato accompagnato nella sua cella. Fino all'ultimo l'ex pm ha sperato di evitare le manette. Si è appellato al Parlamento confessando per la prima volta il suo dolore e il suo turbamento per quanto aveva raccontato ai due figli (Giovanni di 12 e Agostino di 10). «ll momento più terribile - dice prendendo la parola in aula prima del voto - è stato quando ho dovuto spiegare loro perché questo fine settimana potrei non tornare a casa». Poi ha ascoltato il verdetto in silenzio, pavido in volto, mentre un drappello di leghisti pigiava il tasto verde (quello del sì all'arresto) con tanto di mano a favore delle telecamere.

Lo sfogo dopo il verdetto: sono un prigioniero politico
Lui non ha più parlato, ha lasciato l'aula in fretta raccogliendo al volo l'abbraccio del deputato Renato Farina e facendosi accompagnare da un commesso verso l'uscita posteriore. Quindi lo sfogo in serata. «Mi sento un prigioniero politico, un prigioniero della politica». Non se l'aspettava la galera Papa, ma è stato punito dal voto del Parlamento al quale pure aveva rivolto un ultimo accorato appello prima del responso finale. «Sono impegnato in una battaglia di libertà, che condurrò qualunque sia la mia condizione. Starà a voi decidere se potrò farlo da uomo libero o dalla prigione, ma lo farò con la stessa tranquillità e serenità, sicuro che la verità emergerà da sola». Poche parole pronunciate con la voce rotta dall'emozione prima di ascoltare da Fini quel verdetto che non lascia dubbi: 319 favorevoli, 293 contrari. E un sì alle manette che arriva proprio mentre, nello stesso momento, il Senato "salva" l'ex assessore Pd, Alberto Tedesco, da un analogo destino.

La moglie: è una decisione assurda, solo una questione politica
Dopo il voto Silvio Berlusconi è livido in volto. «È una vergogna, una vera vergogna», dirà in serata ai suoi quando già Papa è in macchina verso il carcere di Napoli e scambia sms con il figlio maggiore. Mentre la moglie lo difende a spada tratta. «Una decisione assurda, è solo una questione politica - spiega Tiziana Rodà al Tg1 della sera -. «Il tempo testimonierà a favore di mio marito - aggiunge - siamo orgogliosi di andare avanti a testa alta perché non abbiamo mai avuto nulla da nascondere».

Lepore: arresto non stupisce, è un avvenimento positivo
Il Parlamento lo ha scaricato, insomma, ma la notizia non sembra cogliere di sorpresa i pm napoletani che lo indagano per concussione, favoreggiamento e rivelazione del segreto d'ufficio nell'inchiesta sulla P4. «Non sono tanto stupito - commenta ai microfoni di Radio 24 il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore - quasi me l'aspettavo per il tipo di reati di cui è accusato e dato che per la prima volta il ministro Alfano ha parlato del Pdl come del partito degli onesti. Si è aperta una porta, ma vanno valutati i singoli casi, non è detto che ora sempre verranno concesse le richieste di arresto. Certo è un avvenimento molto positivo nei confronti della popolazione. In genere il cittadino pensa che i parlamentari siano persone immuni da tutto mentre i cittadini comuni non hanno questo privilegio».

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