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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2011 alle ore 13:28.

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I «magistrati siano inappuntabili» per rendere vani gli «inammissibili attacchi» alla magistratura. È tornato sulle parole di ieri a proposito dei rapporti tra magistratura e politica il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della cerimonia del Ventaglio, al Quirinale, tradizionale incontro con la stampa parlamentare. Dietro le parole di ieri «il rischio di vedere posti sullo stesso piano chi commette reati e chi li combatte, lascio a voi giudicare».

Il Capo dello Stato ha richiamato chi ha letto in quell'ammonimento un attacco ai magistrati. «Più del commento politico dei difensori d'ufficio della magistratura», ha detto durante la cerimonia del Ventaglio, é significativo l'apprezzamento espresso anche dall'Anm. Il principio é chiaro: «tanto più gravi sono i fatti che coinvolgono il palazzo, tanto più i magistrati devono essere inappuntabili» in modo da rendere vani «attacchi inammissibili alla magistratura» e disinnescare «un fuorviante conflitto» con la politica.

Alfano alla Giustizia: nessun avallo a rinvio a settembre
Napolitano non si attende novità rilevanti sulla nomina del ministro della Giustizia che prenderà il posto di Angelino Alfano prima della pausa estiva e, intrattenendosi con i cronisti presenti alla tradizionale cerimonia del Ventaglio, sottolinea di aver fatto presente solo il rischio di un «effetto domino all'interno dell'esecutivo» nell'eventualità che la casella venga occupata da un altro membro del governo.

«Non ho avuto nessuna lista, so solo che c'è una lista di dodici nomi arrivata alla stampa», ha spiegato Napolitano rispondendo alla domanda di un capannello di giornalisti che lo interpellano al momento dei brindisi conclusivi. «Non ho dato nessun avallo ad un rinvio a settembre e ho detto che sono pronto in qualsiasi momento - ha proseguito Napolitano - sebbene mi sembra che non siano pronti loro e che in questo momento abbiano altri pensieri». L'unica cosa che il capo dello Stato ha spiegato di aver fatto presente è di «fare attenzione all'effetto domino che si creerebbe prendendo qualcuno dal governo e non dal Parlamento».

Sui costi della politica tangibili correzioni del costume politico
Sui costi della politica, ha detto Napolitano, «rispetto alla spesso indiscriminata agitazione che raccoglie ed esaspera comprensibili insofferenze, ma anche pericolosi umori antidemocratici, io auspico da tempo decisioni di alleggerimento e semplificazione dell'architettura istituzionale, oltre che tangibili correzioni sul piano del costume politico». Napolitano ha anche suggerito ora «di valutare con obiettività e con attenzione le misure che stanno per essere adottate dagli organi costituzionali».

Crisi: molto resta da fare
«Molto resta da fare» in Italia e in Europa «in una logica di condivisione di rischi e di necessità di azione comune che si è affermata nel Consiglio di ieri a Bruxelles», ha detto il capo dello Stato. Napolitano ha sottolineato che «ci si è mossi nella direzione in cui molti, ed io stesso, avevamo auspicato che si procedesse risolutamente».

Ribadito l'appello alla coesione
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante la cerimonia del Ventaglio al Quirinale ha ribadito il suo appello alla coesione alle forze politiche perché bisogna «riconoscere la complessità e gravità dei problemi che si sono accumulati e che pongono a rischio il futuro del paese e il suo ruolo in Europa».

Manovra: serviva una prova di reazione del paese
Napolitano ha ribadito l'opportunità che il paese desse una prova di coesione nazionale approvando rapidamente la manovra per il rientro dal
debito. «Era una prova che l'Italia doveva dare - ha spiegato il Capo dello Stato - per mostrare la consapevolezza degli obiettivi da perseguire, pur nel dissenso sulle misure cui ricorrere, è stato molto importante assumere tutti l'obiettivo del pareggio di bilancio. Era una prova che l'Italia doveva dare per mostrare la capacità delle sue forze vitali di reagire a situazioni e sfide assai dure come in altri periodi della sua storia di paese democratico».

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