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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2011 alle ore 18:04.

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«Spero che questa ennesima tragedia per l'Italia porti a un voto ancora più rapido e più coeso del Parlamento». Così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sul rifinanziamento delle missioni internazionali che torna in aula domani in Senato. Il voto positivo al rifinanziamento, ha aggiunto Frattini, «sarà il segno che l'Italia non ha visto morire invano un altro eroe coraggioso della libertà».

E il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli (Lega Nord): annuncia che domani voterà sì, pur confermando le sue perplessità sulla missione italiana in Afghanistan: «Sul tema delle missioni come Lega Nord abbiamo ottenuto il rientro di almeno 2070 nostri militari già entro la fine di quest'anno, una riduzione degli stanziamenti per le missioni internazionali e la definizione della durata della missione in Libia e quindi, proprio per questo, e per senso di responsabilità, rivoterò il decreto di
rifinanziamento delle missioni militari».

Anche il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri auspica «che il Parlamento sappia onorare questo ulteriore sacrificio con un pieno e convinto sostegno alle missioni militari di pace italiane». «Già nei giorni scorsi - aggiunge Gasparri - la maggioranza era stata coesa nell'annunciare il voto favorevole e così certamente sarà domani in Senato. Ma ci auguriamo che il consenso vada al di là dei confini della maggioranza come è doveroso nel confermare le linee strategiche di politica internazionale del nostro Paese».

Disco rosso al decreto invece da Antonio Di Pietro (Idv) «In Libia e in Afghanistan si sta facendo la guerra», sottolinea Di Pietro. Dunque il decreto che rifinanzia le missioni è «contro la Costituzione». «Con la guerra non si risolvono i conflitti, ma si portano a casa i morti», aggiunge. Voto contrario anche da parte del senatore del Pd, Ignazio Marino: «Il Paese si è impegnato a spendere ben 29 miliardi per acquistare oltre 300 tra elicotteri e aerei militari, mentre per il 2011, 2012 e 2013 è stato azzerato il fondo per la non autosufficienza, ridotto a 36 milioni quello per le politiche per la famiglia e azzerato quello per l'infanzia. La politica può e deve fare delle scelte adeguate e strategiche in questo momento».

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