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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2011 alle ore 07:39.

Una Pa trasparente, naturalmente, dev'esserlo in modo ordinato e aggiornato. E su questo fronte il faro acceso è quello della Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni (Civit), istituita con la riforma. Un'authority leggera, non paragonabile certo a strutture ben più ampie e con poteri di intervento forti come nel modello inglese, che ha già fatto i suoi primi passi nonostante le dimissioni di due dei cinque commissari.

L'ottobre scorso con una delibera sono state indicate tutte le materie per cui è previsto l'obbligo di comunicazione e che devono essere ordinate in un spazio dedicato alla trasparenza di ogni sito. E a settembre in una nuova delibera scriverà la "top ten" dei contenuti che dovranno essere messi in maggiore evidenza e aggiornati. «Pensiamo agli incarichi esterni - spiega il presidente Antonio Martone - di cui si potrebbero evidenziare le più onerose, o il loro rapporto percentuale con i dipendenti in organico. Oppure i tempi di pagamento di prestazioni o di erogazione di servizi che sono previsti e gli eventuali sforamenti sui termini».

Le verifiche della Civit sulle amministrazioni centrali e periferiche verranno intensificate con l'ausilio della Guardia di Finanza e per i dirigenti il mancato aggiornamento del sito web può far scattare la sanzione che riduce la parte variabile dello stipendio (art. 11 comma 9 del Dlgs 150/2009).

Tutto bene dunque? Non proprio. Sicuramente la nuova normativa, come ha ricordato il ministro Renato Brunetta nel suo intervento su Il Sole 24 Ore di mercoledì rispondendo all'ottava proposta del nostro Manifesto per la crescita – e come osservò il senatore Pietro Ichino al momento del varo della riforma – mette la parola fine al vecchio principio secondo cui la trasparenza amministrativa vale solo in presenza «di un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente a una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è richiesto l'accesso» (legge 241/1990 e Dpr 184/2006). Ora la trasparenza è intesa come «accessibilità totale» e «livello essenziale delle prestazioni della Pa» (articolo 4; legge 15/2009).

Ma prima di far entrare a regìme il nuovo sistema servirà tempo. Che sarà tanto più corto quanto più crescerà la domanda (e la pressione) dei cittadini. Un acceleratore, in questa prospettiva, è rappresentato dal portale www.lineamica.gov.it lanciato diversi mesi fa come ultimo atto della convergenza tra tutti i canali di comunicazione di servizio che sono offerti dalle pubbliche amministrazioni. Un mondo, quello della Pa italiana, che sul web si declina in circa 40mila siti (molti di quelli vecchi sono stati rottamati) e un miliardo di documenti archiviati. Per navigare in questo mare ora c'è un motore di ricerca unico, con assistenza telefonica o via chat per i cittadini meno esperti.

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