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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2011 alle ore 15:08.

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Missile libico cade vicino a nave italiana. La Russa: nessun motivo di preoccupazioneMissile libico cade vicino a nave italiana. La Russa: nessun motivo di preoccupazione

Un missile è caduto questa mattina a due chilometri dalla fregata Bersagliere che si trova a largo della costa libica. Ne ha dato notizia il ministro della Difesa Ignazio La Russa che, nel corso di una conferenza stampa convocata a Montecitorio su altra questione, ha precisato che può trattarsi di un missile partito dalla terraferma "contro" la nave o "più probabilmente" di un missile anti-aereo che non ha raggiunto l'obiettivo "ed è ricaduto in mare". Dopo che i radar hanno registrato la traccia del missile, ad ogni modo, "la nostra fregata prudentemente si è portata più a largo, ma non ci sono motivi di preoccupazione".

Il missile caduto in mare a circa due chilometri dalla nave Bersagliere, secondo quanto si è appreso, è stato visto "otticamente" dall'equipaggio dell'unità della Marina militare e non risulta sia stato rilevato anche dai radardi bordo: non dovrebbe dunque trattarsi di un missile cosiddetto «a testata radar». Dalla nave, sempre secondo quanto è stato possibile apprendere, si sono limitati a seguire la traiettoria del missile, che ad un tratto avrebbe fatto una virata - particolare da cui si desume che si tratterebbe proprio di un missile e non di un razzo - fino al suo impatto in acqua, a distanza di sicurezza. Non è stato necessario adottare particolari "contromisure".

Stessa sorte era toccata nel 1986 ai missili Scud che Gheddafi fece lanciare contro l'isola di Lampedusa come rappresaglia al bombardamento aereo americano contro Tripoli. I missili mancarono l'isola, che ospitava un'installazione americana, e finirono in acqua. L'allora presidente Usa Ronald Reagan per rappresaglia contro un attentato attribuito ad agenti libici, alla discoteca "La Belle" di Berlino, piena di militari americani in Germania (5 aprile 1986, tre morti e circa 250 feriti), decise un attacco contro la Libia nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1986. Bombardieri Usa F-111 decollati da basi in Gran Bretagna colpirono a Tripoli alcune installazioni militari, la caserma Bab el Azizia, la residenza del leader libico Muammar Gheddafi e alcuni quartieri civili. Nello stesso momento aerei della Sesta flotta bombardavano a Bengasi una caserma e una base militare. Nell'attacco rimasero uccise una ventina di persone, quasi tutti civili, tra cui la figlia adottiva di Gheddafi, di 15 mesi, e lo stesso leader libico, secondo alcuni fonti, scampò per miracolo all'attacco.

Per ritorsione la Libia lanciò due missili superficie - superficie Scud contro la stazione radio Loran della guardia costiera degli Stati Uniti situata sulla costa occidentale dell'isola di Lampedusa. Alle 16.55 del 15 aprile i due missili caddero in mare, a 1,5 miglia dalle coste dell'isola, senza causare vittime o danni. Il governo italiano - il presidente del Consiglio era Bettino Craxi - convocò l'ambasciatore della Libia e gli consegnò una nota di protesta in cui informava Tripoli di aver impartito alle Forze armate l'ordine di difendere con ogni mezzo disponibile il territorio nazionale italiano. Inviò anche una lettera al presidente del consiglio di sicurezza dell'Onu informandolo dell'attacco.

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