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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2011 alle ore 07:53.
«Oggi più che mai dobbiamo reagire tutti uniti. Tutti hanno il dovere di rimboccarsi le maniche. Faccio mio l'appello del capo dello Stato Giorgio Napolitano alla coesione nazionale. E certamente è la crescita l'obiettivo fondamentale».
Silvio Berlusconi, in piedi nell'Aula di Montecitorio tra Giulio Tremonti e Franco Frattini, usa toni concilianti con l'opposizione - invitata a collaborare con sue proposte - e punta a rassicurare il Paese e i mercati sulla solidità del sistema Italia («abbiamo i fondamentali economici solidi», dice a più riprese): il suo è un governo che promuove l'accordo tra tutte le forze politiche e con le parti sociali per facilitare la crescita economica.
Ma chi si aspettava un piano concreto di misure per rilanciare l'economia è rimasto deluso. Il premier, che parla due ore dopo l'orario previsto per evitare che il suo intervento si svolgesse a mercati aperti, è molto cauto anche per ragioni di opportunità, visto l'incontro di oggi con Confindustria e sindacati a Palazzo Chigi. Ma sono almeno due i punti chiari che emergono dal suo discorso: da una parte rilancia la delega fiscale («indispensabile attuarla presto per definire un regime di tasse moderno più adeguato a famiglie, lavoratori e imprese»), dall'altra fissa l'obiettivo di azzerare il fabbisogno per la fine del 2011.
Obiettivo da raggiungere ‐ stando a quanto sta studiando il Governo - bloccando alcune voci di spesa in corso d'anno per un valore di 14-15 miliardi di euro. Se ne parlerà anche oggi durante l'incontro con le parti sociali. Quest'accenno di Berlusconi a nuove misure di contenimento della spesa vuole essere quella rassicurazione ai mercati che ha chiesto anche Bankitalia e che era stata concordata con Mario Draghi. Ma prima dell'incontro di oggi entrare nei dettagli sarebbe stato inopportuno. Da qui, anche, la secca smentita di Palazzo Chigi alla notizia che già la prossima settimana ci possa essere un mini-manovra per anticipare a quest'anno alcune delle misure varate a fine giugno il cui effetto è previsto per il biennio 2013-14.
Contenimento della spesa e riforma fiscale, dunque. Ma anche «più risorse per gli investimenti coinvolgendo i provati» e la riforma dello Statuto dei lavoratori, che sarà uno dei quattro punti che il Governo sottoporrà oggi al tavolo con le parti sociali: la gestione della manovra, l'attivazione degli investimenti, il ruolo delle banche e appunto le relazioni industriali. «Il Governo ha da tempo proposto alla valutazione delle parti sociali una bozza di riforma dello Statuto dei lavoratori, che abbiamo voluto chiamare Statuto dei lavori. È giunto il momento di verificarne il grado di consenso per precedere all'esame parlamentare». Quanto ai costi della politica, sui quali si è riaccesso nelle ultime settimane il faro dei media, Berlusconi ricorda le misure già prese con la manovra (contenimento di tutti gli emolumenti delle alte professionalità pubbliche riconducendole ai valori medi europei) e con il recente priogetto costituzionale di Calderoli (dimezzamento del numero dei parlamentari) e annuncia una non meglio specificata riorganizzazione delle province.
Per il resto, l'analisi dei terremoti finanziari è in parte autoassolutoria: ad essere sotto tiro non è solo l'Italia e la crisi «non è solo italiana ma planetaria». Come spesso succede nelle crisi di fiducia ‐ dice il premier ‐ «le valutazioni degli investitori sui nostri titoli non tengono nel giusto conto la solidità del nostro sistema bancario, la salda posizione patrimoniale delle nostre famiglie e delle nostre imprese, il contenuto indebitamento estero del Paese».
Pochi giorni di vacanza, dice in tono scherzoso Berlusconi ai suoi lasciando Montecitorio per andare a ripetere il discorso davanti ai senatori. E in questi giorni di vacanza, stando ad alcune fonti, non sono esclusi contatti internazionali per 'aiutare' il debito italiano sui mercati. Come il viaggo a Mosca da Vladimir Putin.
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