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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2011 alle ore 11:08.

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Nessun rinvio a dopo l'estate per mettere a punto le misure necessarie per il rilancio dell'economia italiana. Lo ha assicurato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, nel corso della trasmissione Radio Anch'io, in onda su Rai Radio Uno. Secondo il ministro, il lavoro proseguirà: «Probabilmente ci incontriamo già la prossima settimana, molte azioni sono in corso».

Il ministro spiega: «Non abbiamo detto di rinviare le cose a settembre, anzi si è detto di lavorare con continuità alla crescita e a settembre di fissare un complesso di punti, una sorta di primo fixing del lavoro già svolto».

Il ministro difende Berlusconi
«Berlusconi per primo si è rivolto alle opposizioni chiedendo coesione nazionale e responsabilità senza confusione di ruoli», ha detto il ministro a proposito del coinvolgimento della minoranza parlamentare nella ricerca di una soluzione per uscire dalla crisi economica. «Questo è il momento di assumere decisioni, non facili, ma occorre seguire un percorso che sia ad un tempo di rigore e di crescita, di stabilità dei conti e di crescita - ha aggiunto -. La crescita non si fa né con le tasse né con tagli aggiuntivi, non la fai con le leggi soltanto, ma facendo convergere tante volontà politiche e istituzionali e gli attori sociali ed economici. È quello che stiamo facendo, lavorando ora per ora senza soluzione di continuità».

«I governi di unità nazionale non sono una soluzione»
I governi di unità nazionale per Sacconi, non rappresentano una soluzione. Il ministro spiega di non credere «ai governi tecnici o di unità nazionale». Riguardo a quest'ultimi, ha aggiunto: «Hanno alimentato la spesa pubblica e hanno esaltato la non responsabilità di ciascuno».

«Fiat, serve una tregua sociale»
In una situazione di crisi come questa, continua Sacconi, è necessaria una «tregua sociale». «Marchionne non ha ancora deciso di realizzare gli investimenti a Torino - ha aggiunto -. Ha avviato, e sono quindi irreversibili, quelli a Pomigliano, ma quelli promessi per Mirafiori e Grugliasco rischiano di non partire se non si crea una condizione di tregua sociale in quegli stabilimenti». A chi gli chiedeva se consideri Marchionne un ingrato, dopo le critiche fatte dall'ad del Lingotto al Governo, Sacconi risponde: «Non è il momento per dare patenti, credo che si debba operare per fare e perchè le cose procedano nella direzione giusta. Conta che anche a Torino quegli investimenti di realizzino».

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