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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2011 alle ore 13:21.
L'ultima modifica è del 13 agosto 2011 alle ore 08:38.

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I dipendenti statali lo conoscono già, perché per loro è previsto fin dallo scorso anno, i pensionati "di lusso" stanno imparando il suo meccanismo, ma ora il contributo di solidarietà si estende anche ai dipendenti del settore privato e ai lavoratori autonomi.

Il meccanismo, cuore di quella parte di manovra che secondo il premier fa «grondare di sangue il cuore» perché «mette le mani nelle tasche degli italiani», è quello già testato per le altre categorie: la sforbiciata colpisce il 5 per cento della quota di reddito sopra i 90mila euro, e il 10% di quella che supera i 150mila.

L'estensione "totalitaria" della stretta fa cadere le ultime tentazioni che dall'anno scorso si agitano fra i vertici della Pubblica amministrazione, che in più di un'occasione hanno meditato di interessare la Corte costituzionale per il diverso trattamento subito dai loro stipendi rispetto a quelli dei colleghi nel settore privato o nel lavoro autonomo. Ora la richiesta è uguale per tutti, e cade ogni possibilità di contestazione.

La tagliola, secondo quanto ha chiarito lo stesso presidente del consiglio Silvio Berlusconi nella conferenza stampa di ieri sera dopo il consiglio dei ministri, si dovrebbe applicare per i prossimi due anni, e sarà deducibile dall'imponibile. Difficile calcolare il gettito complessivo dell'operazione: la richiesta lorda, in base ai dati delle dichiarazioni dei redditi censite dal dipartimento delle Finanze, dovrebbe arrivare intorno ai 2,3-2,4 miliardi di euro, ma gli effetti finali della misura sul bilancio dello Stato saranno decisamente più leggeri proprio per la deduzione del contributo dal reddito dell'anno successivo. Ipotizzando un contributo pro capite analogo a quello garantito dallo scorso anno dai dipendenti pubblici, l'effetto netto dovrebbe attestarsi intorno agli 1,6-1,8 miliardi nei due anni.

Come funziona
Per capire le conseguenze pratiche sul bilancio del singolo contribuente interessato, invece, seguiamo le vicende di un reddito dichiarato da 100mila euro all'anno: nel 2012 interviene la prima tagliola, che chiederà il 5 per cento dei 10mila euro che superano la soglia dei 90mila. I 500 euro versati come obolo, insieme agli altrettanti richiesti nel 2013, saranno deducibili dal reddito dell'anno successivo a quelli in cui sono stati versati. Risultato: la richiesta lorda è di 1.000 euro nei due anni, ma produce anche uno sconto di 430 euro (per la deduzione dall'imponibile dell'obolo versato), per cui alla fine del dare-avere la somma versata dal contribuente per salvare le sorti dei conti pubblici nazionali sarà di 560 euro, pari allo 0,3% dei 200mila euro guadagnati nei due anni.

Così concepito, il meccanismo garantisce una progressività del sacrificio, che cresce insieme al reddito dichiarato. Questa caratteristica cresce quando le entrate del contribuente superano i 150mila euro all'anno, perché sulla quota superiore a questa seconda soglia l'effetto della tagliola raddoppia e arriva al 10 per cento. Per capirlo si può proporre la fotografia di un reddito da 200mila euro all'anno: il primo scalino chiede il 5% dei 60mila euro compresi nella prima soglia (tra 90mila e 150mila euro), vale a dire 3mila euro all'anno. A questa "richiesta-base" si aggiunge il 10% dei 50mila che superano la seconda soglia.

Conto totale: 8mila euro all'anno. Anche in questo secondo caso, la richiesta dell'anno prima è deducibile dal reddito dell'anno dopo, garantendo una progressività un po' più dolce rispetto a quella che sarebbe stata determinata dal meccanismo puro, privo di sconto successivo. In virtù di questo meccanismo, la richiesta sale piano insieme al reddito dichiarato, e per i contribuenti che vantano un milione di entrate dichiarate all'anno si attesta al 5 per cento del reddito originario (si tratta, al netto della deduzione, di 50.015 euro all'anno). Sopra quella soglia, l'asticella sale ancora più piano, e per esempio chiede il 5,7% dei guadagni a chi dichiara 10 milioni all'anno.

L'altra ipotesi
La doppia soglia del 5 e del 10 per cento per tutti ha combattuto fino alla fine della lunga giornata di ieri con un'ipotesi alternativa, che nel caso dei lavoratori autonomi avrebbe previsto un'addizionale sui redditi superiori a 55mila euro, che oggi pagano un'aliquota marginale del 41% e del 43% quando si superano i 75mila euro. L'idea era nata dall'esigenza di allargare la platea dalle parti del lavoro autonomo, che appare più rarefatta nelle alte quote della piramide dei redditi, ma si è scontrata contro un doppio ostacolo: a parte le questioni di costituzionalità che si sarebbero sollevate per trattamenti diversi di redditi di ammontare analogo, l'addizionale avrebbe dovuto essere decisamente pesante per produrre sacrifici paragonabili a quelli determinati dalla doppia tagliola. In particolare sui redditi più alti, la distanza di trattamento fra le entrate dei dipendenti e quelle degli autonomi sarebbe stata enorme, a favore di questi ultimi.

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