Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2011 alle ore 15:31.

My24

La Russia e il mondo ricordano oggi il fallito golpe comunista del 19 agosto del 1991, che doveva stroncare la politica della perestrojka e della glasnost di Mikhail Gorbaciov, ma in realtà decretò la morte dell'Unione Sovietica.

Vent'anni fa un gruppo di alti funzionari del partito comunista sovietico, del Soviet Supremo, del Kgb, del ministero della Difesa, con a capo il vice presidente dell'Urss, Ghennadij Yanaev, ha proclamato la costituzione del cosiddetto Comitato statale per la situazione di emergenza (la sigla russa GhèKàCèPè), e ha usurpato per pochi giorni il potere statale in Urss. È stato annunciato che il primo presidente sovietico, Gorbaciov, che in quei giorni si trovava in vacanza con la sua famiglia a Foros, sul Mar Nero, era «gravemente malato e non poteva più svolgere le funzioni di capo dello Stato».

In tutto il Paese per sei mesi venne proclamato lo stato di emergenza. Nei maggiori centri abitati fu proclamato anche il coprifuoco notturno, furono aboliti molti diritti costituzionali e le libertà dei cittadini, mentre a Mosca entrarono i reparti corazzati di alcune divisioni che giurarono la fedeltà al GKCP. È ritornata una rigida censura politica, ai molti giornali ed emittenti radio arrivarono gli ordini di chiusura, che comunque non furono mai eseguiti.

Il principale compito del Comitato per la situazione di emergenza fu quello di non permettere la disintegrazione dell'Unione Sovietica, bloccando la firma del nuovo "Accordo dell'unione" che avrebbe abolito l'Urss, costituendo al suo posto una confederazione di repubbliche sovrane ex sovietiche (attualmente si chiama la Comunità di Stati indipendenti, la Csi). In realtà i golpisti, che riuscirono a rimanere al potere per soli tre giorni, resero il processo dello sfacelo dell'Urss irreversibile, mentre la "separazione" tra la Russia e le altre repubbliche ex sovietiche assunse a volte delle forme davvero drammatiche. Le ripercussioni dei processi di vent'anni fa si fanno sentire anche nel 21° secolo. Basta ricordare la guerra tra la Russia e la Georgia del 2008 e le "guerre del gas" tra la Russia e l'Ucraina.

Le idee dei leader del GKCP non trovarono sostegno tra la popolazione che non voleva il ritorno del regime totalitario sovietico e riteneva l'indipendenza della Russia come condizione indispensabile per lo sviluppo economico del proprio Paese e per la crescita di benessere della gente comune. Nessuno poteva immaginare in quei tempi che la politica delle privatizzazioni di massa avrebbe fatto comparire in Russia un gruppo di "oligarchi", mentre molti milioni di persone avrebbero provato sulla propria pelle la disoccupazione, gli stipendi miseri e l'inflazione galoppante.

In ogni caso nel 1991 la maggioranza assoluta della popolazione russa – in assenza di Gorbaciov che nel 1991 perse ormai la maggior parte propria popolarità - si schierò dalle parti dell'appena eletto presidente della Russia, Boris Eltsin, che coordinò la lotta contro il Comitato per la situazione di emergenza. Gli organizzatori del golpe furono arrestati, i carri armati si ritirarono da Mosca. Negli scontri tre persone furono uccise, decine rimasero ferite.

Dopo il ritorno a Mosca, Eltsin allontanò Gorbaciov dal potere politico e firmò con i leader dell'Ucraina e della Bielorussia l'accordo sulla separazione tra la Russia e queste due repubbliche slave, avviando il processo della disintegrazione dell'impero sovietico.

Nei vent'anni anni passati dal fallito colpo di Stato comunista, molti in Russia sostengono di essere stati profondamente "delusi" dai risultati della vittoria delle forze democratiche nell'agosto del 1991 e dall'operato del governo di Eltsin. Stando ai risultati di un recente sondaggio d'opinione il 39% dei russi interpreta gli eventi dell'agosto del 1991 come "tragico incidente", mentre il 35% ritiene che il golpe rappresentava un "drammatico episodio della lotta per il potere tra i vertici politici del Paese". La maggioranza assoluta dei russi, ovvero il 72%, non è più in grado di ricordare i protagonisti dei tre giorni dell'agosto del 1991, che fecero scomparire una volta per tutte l'impero sovietico.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi