Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2011 alle ore 23:15.
L'ultima modifica è del 19 agosto 2011 alle ore 17:25.

My24

Davanti a una base che sembra aver smarrito la cieca fiducia nel capo, Umberto Bossi prova a rispolverare i vecchi cavalli di battaglia. Così, dal palco di Vicenza, il Senatur inneggia nuovamente alla Padania nel tentativo di risvegliare i vecchi entusiasmi. Complice la manovra aggiuntiva, i vertici della Lega avvertono la disillusione della base e tentano di correggere la rotta. «Dobbiamo prepararci non per domani ma per dopodomani che la Padania arriva - insiste il numero uno del Carroccio -. L'Italia hanno capito tutti che va giù, sta finendo male, dobbiamo prepararci e organizzare la Padania, se si vuole che il futuro sia dei migliori».

Il niet sulle pensioni: tagliarle è tagliare la gente del Nord
Per ora nel futuro prossimo di Bossi e della maggioranza c'è il nuovo decreto di correzione dei conti. Il Senatur coglie così al volo l'occasione per ribadire il suo niet a qualsiasi intervento sulle pensioni. Dopo che, in mattinata, era stato il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, a chiudere la porta («non c'è alcuna apertura, le pensioni stanno bene come stanno»). Ecco allora il messaggio del capo. «Tagliare le pensioni vuol dire tagliare la gente del Nord». Insomma, nessun margine per una iniziativa di Berlusconi e dei suoi. Ai quali il Senatur rimprovera anche un altro tentativo: quello di voler aumentare l'Iva. «Lo abbiamo bloccato - spiega Bossi - lo voleva il partito di Berlusconi, ma rischierebbe di far aumentare i prezzi e la colpa ricadrebbe sul governo». Una sponda, quest'ultima, verso il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, su cui il Senatur torna per una battuta. Un cronista gli chiede di cosa abbia parlato con lui a Calalzo qualche giorno fa, Bossi risponde pronto. «Abbiamo cantato, semplicemente quello, c'era anche una chitarra».

Nessun risparmio dal taglio delle province
I contenuti dell'incontro a tre con il ministro e Calderoli restano quindi top secret. Ma Bossi ora ha in testa un altro obiettivo: riconquistare i suoi militanti. Che, per la verità, a Schio sono sì numerosi ma non molto prodighi di applausi. Il Senatur se ne accorge e ammette che i sacrifici
imposti dalla manovra anti-crisi sono «un boccone amaro». Ai due "no" su pensioni ed Iva, il ministro delle Riforme aggiunge poi anche lo scetticismo sul tema del taglio delle Province. «Le province sono ormai un problema di identità», tagliarle, ammette, «non fa risparmiare», e se dunque lo si vuole fare almeno «non si tocchino quelle storiche».

Nuova battuta su Brunetta: è un pirla
Quindi la promessa: in settimana sarà a Roma per «aiutare gli enti locali» con apposite modifiche alla manovra. Tutta una serie di impegni che richiedono però anzitutto grande compattezza della Lega, che «tiene duro» al governo, ma che lunedì alla segreteria politica dovrà trovare una sintesi. «La Lega è una forza politica popolare, che deve essere unita e forte - avverte Bossi dal palco, con accanto il governatore del Veneto Luca Zaia e il capo della Liga Gian Paolo Gobbo -. Il sindaco di Verona dice le sue cose, qualcun altro dice le sue, ma noi abbiamo un compito storico: fare l'interesse della gente del nord». Chiusa finale con una nuova battuta su Brunetta malgrado la telefonata di scuse dei giorni scorsi. «Quando lui insisteva sulle pensioni, io gli ho detto "come mai Bankitalia chiama te e non me?" Chiama il più pirla, lo so».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi