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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2011 alle ore 17:59.

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, oggi 21 agosto 2011, durante il discorso al meeting di Rimini (ANSA/ PASQUALE BOVE)Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, oggi 21 agosto 2011, durante il discorso al meeting di Rimini (ANSA/ PASQUALE BOVE)

Basta assuefazioni e debolezze sull'evasione
È necessaria, avverte quindi il capo dello Stato, maggiore vigore nel contrasto degli evasori. «Basta con assuefazioni e debolezze nella lotta a quell'evasione fiscale di cui l'Italia ha ancora il triste primato. È una stortura divenuta intollerabile, da colpire senza esitare» ricorrendo «a tutti mezzi di accertamento e di intervento possibili». Occorre quindi risolutezza su questo capitolo. Come pure nel percorso di aggressione al debito pubblico perché, scandisce il capo dello Stato, «lasciare quell'abnorme fardello sulle spalle delle generazioni più giovani e di quelle future significherebbe macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale».

È importante che l'Italia abbia più voce in Europa
La strada da percorrere è dunque quella di una «svolta autentica» per lasciarsi alle spalle la crisi. «Non si tratta di obbedire al ricatto dei mercati finanziari, ma di fare i conti con noi stessi in modo sistematico e risolutivo». E, alla vigilia dell'approdo in aula della manovra, «bisogna liberarsi da approcci angusti e strumentali». Dentro e fuori i confini nazionali. Perché, è il suggerimento di Napolitano, «è importante che l'Italia riesca ad avere più voce in termini propositivi e assertivi in un concerto europeo che appare da un lato troppo condizionato da iniziative unilaterali di singoli governi fuori dalle sedi collegiali e dal metodo comunitario, dall'altro troppo esitante sulla via di un'integrazione responsabile e solidale lungo la quale concorrere anche alla ridefinizione di una governance globale le cui regole valgano a stemperare le reazioni dei mercati finanziari».

Maggioranza ha esitato a riconoscere gravità della crisi
Poi Napolitano rivolge un rimbrotto alla maggioranza che «dominata dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea» di fatto ha «esitato a riconoscere la criticità della nostra situazione e la gravità effettiva delle questioni». Ma il capo dello Stato non risparmia nemmeno l'opposizione: «Ogni criticità della condizione attuale del paese», dice, è «stata ricondotta a omissioni e colpe del governo, della sua guida e della coalizione su cui si regge». Passaggi, quelli dedicati alla classe politica, scanditi dai lunghi applausi della platea.

Applausi e cori da stadio per il presidente
Napolitano raccoglie però applausi fragorosi dal popolo ciellino prima ancora di salire sul palco. I primi arrivano quando il capo dello Stato giunge alla fiera di Rimini per visitare la mostra sui 150 anni della sussidiarietà. L'accoglienza, però, si fa ancora più calda non appena il presidente della Repubblica entra nella grande sala riservata all'incontro inaugurale cui partecipano anche il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi,e il numero due del Pd, Enrico Letta. Emilia Guarnieri, presidente del meeting, fa il resto riservandogli parole di ringraziamento in apertura del suo discorso. «La presenza tra noi del presidente Napolitano rappresenta un evento assolutamente storico».

In platea anche Marchionne, Passera e Conti
Ad ascoltare l'appello del capo dello Stato ci sono anche l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, il ceo di Intesa-Sanpaolo, Corrado Passera, il presidente di Enel, Fulvio Conti, e l'ad delle Fs, Mauro Moretti, che hanno anticipato di un giorno il loro arrivo al meeting, previsto inizialmente per domani, e che si intrattengono con Napolitano prima del suo intervento. L'ad di Fiat si mostra poi entusiasta dell'intervento di Napolitano. «Il presidente della Repubblica è un uomo che stimo immensamente e un punto di riferimento per il Paese - spiega Marchionne - . Del suo discorso non avrei cambiato una virgola». Sulla stessa linea anche Conti. «Il presidente della Repubblica ha detto tutte cose che avevamo bisogno di sentire: adesso il nostro compito è di lavorare».

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