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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2011 alle ore 15:36.

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Alla vigilia di una settimana cruciale per la manovra restano le distanze tra le due sponde della maggioranza. Così, nella notte, Umberto Bossi, subodorando pericolosi contatti tra il Pdl e i maroniani (meno rigidi sulla previdenza), ribadisce che le pensioni non si toccano né ora né mai. Con buona pace di Silvio Berlusconi che su questo tassello interverrebbe subito per alleggerire la supertassa. Il Senatur spegne quindi gli entusiasmi. Anche perché proprio non gli va giù quel Casini assai dialogante negli ultimi giorni che apre pure sulla previdenza. Fumo negli occhi per lui. «Dopo aver sentito cosa ha detto ieri sera Casini ho telefonato a Berlusconi - dice il gran capo del Carroccio da Alzano Lombardo - e gli ho detto: "ci vediamo, parliamo e ci mettiamo d'accordo ma non toccare le pensioni, troveremo un'altra via».

Botta e risposta a distanza con Casini
Quale possa essere l'alternativa non è dato sapere, ma Bossi sulla previdenza fa il muso duro. «Le pensioni si lasciano fuori dalla manovra», scandisce dal palco, dopo aver ricordato che «a salvarle è stata la Lega, nonostante quello che dice quello stronzo di Casini». Dopo il "pirla" riservato a Brunetta, il Senatur sposta il tiro. Ma guai a pensare che sia un'altra delle sue boutade. La verità è che ai piani alti di via Bellerio piace poco l'accenno di dialogo che negli ultimi giorni è cominciato tra il Pdl e l'Udc con le aperture dei primi sulla possibilità di rivedere il contributo di solidarietà tenendo conto del "fattore famiglia", caro ai secondi. Non sono prove di futura alleanza, sia chiaro, ma lo scambio a distanza indispettisce Bossi che così prova a rispedire Casini sull'altra sponda. Il leader dell'Udc incassa con notevole fair play e dal suo profilo su Tiwitter si limita a una rapida battuta. «Bossi ieri mi ha insultato per l'ennesima volta - scrive in mattinata il numero uno dei centristi -. Non gli rispondo, anzi, lo ringrazio perché così è ancora più chiara la differenza tra noi».

Il Senatur contro i giornalisti: bisognerebbe dar loro quattro legnate
D'altronde il Senatur in versione celodurista ne ha anche per i giornalisti. «Bisognerebbe dar loro quattro legnate - arringa dal palco della BerghemFest - hanno inventato una grande manifestazione dei centri sociali a Calalzo, ma in verità non c'è stato niente». Ce l'ha in particolare Bossi con due cronisti del Corriere della sera e di Repubblica apostrofati come «brutti stronzi» e contro i quali si scaglia con veemenza. «Bisogna che impariamo come a dare dei grandi passamano a quei delinquenti. I giornalisti vanno riportati sulla giusta strada, altrimenti vadano a fare muratori». Cori di approvazione per il capo che qui trova orecchie più sensibili e applausi più fragorosi di quelli riservatigli in Veneto, terra di Luca Zaia vicino al ministro Maroni.

Domani la segreteria politica del Carroccio
Perché è chiaro che la quadra sul decreto di ferragosto passa appunto dallo scontro interno alla Lega tra il cosiddetto "cerchio magico", deciso a difendere alcuni totem (e le pensioni sono tra questi), e il gruppo del ministro dell'Interno che vorrebbe invece risparmiare nuovi sacrifici agli enti locali. Non è un caso che due maroniani doc come i sindaci di Verona e Varese (Tosi e Fontana) si siano spesso beccati i rimbrotti del Senatur agostano. Domani, dunque, i due gruppi si affronteranno a viso aperto nella segreteria politica convocata a via Bellerio dove bisognerà trovare una sintesi. La soluzione, suggeriscono in molti nel Pdl, porta dritto a un'ipotesi non molto dissimile da quello scalone previdenziale, datato 2004, che porta la firma proprio di Maroni: l'anticipo al 2012 della quota 97 per le pensioni d'anzianità.

Alfano: faremo ultimo tentativo sulla Lega per rivedere le pensioni
Insomma, sulle pensioni si gioca il futuro della manovra, come lascia intendere anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano. «Faremo un ultimo tentativo per dire alla Lega che è ragionevole che vivendo più a lungo si vada in pensione più tardi e ciò senza mai toccare i diritti acquisiti di chi la pensione ce l'ha già - spiega in una intervista al quotidiano La Stampa -. Fermo restando che è chiaro che ogni decisione sarà maturata insieme. Gli amici della Lega spero colgano che la riduzione dei tagli agli enti locali può essere bilanciata da un intervento sulla riforma delle pensioni». Da domani l'ex guardasigilli comincerà un vero e proprio tour de force per provare a scremare le richieste dei frondisti e per trovare una sponda nel Carroccio. Non senza un occhio agli enti locali. Osvaldo Napoli, presidente dell'Anci, annuncia un tavolo per la prossima settimana, voluto da Alfano, con Gianni Alemanno (sindaco di Roma), Roberto Formigoni (governatore della Lombardia) e Giuseppe Castiglione (Upi). Venerdì prossimo poi l'ex ministro salirà sul palco leghista di Alzano con Maroni e Calderoli ed è attorno a loro che si stringe la moral suasion pidiellina.

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