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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2011 alle ore 16:57.

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Il Carroccio lo ha ripetuto a ogni pie' sospinto. Con Umberto Bossi che anche in nottata è tornato a tuonare contro una stretta sulla previdenza. «Tagliare le pensioni vuol dire tagliare la gente del Nord». Ma il niet del Senatur non ferma la manovra di accerchiamento di Silvio Berlusconi deciso ad aprire una breccia in quel muro. Il tempo stringe, martedì il decreto di ferragosto approderà in commissione al Senato e il Cavaliere non vuole darsi per vinto. Sa che la granitica contrarietà dell'amico Umberto si si scontra, già in casa padana, con il diverso orientamento di Roberto Maroni, pezzo da novanta nel partito, che preferirebbe semmai cedere un po' di terreno sulla previdenza per far rifiatare gli enti locali.

Casini: via la supertassa, è da Stato cannibale
Insomma, la missione del Cavaliere è difficile ma non impossibile. Per questo ha affidato ad Angelino Alfano il compito di riportare i frondisti azzurri a più miti consigli e lavora a convincere Bossi dell'opportunità di riaprire il capitolo pensioni. Sul quale arriva anche un inaspettato assist del leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che boccia misure «non strutturali» come la dismissione del patrimonio dello Stato, ma apre alla riforma delle pensioni dopo aver ribadito le sue critiche sulla supertassa. «Deve scomparire, non ha niente di europeo o solidale, è solo uno Stato cannibale verso chi non evade».

Ciccchitto: Lega rifletta, intervento necessario
II primo a riaprire il pressing sul Carroccio è quindi il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che, dopo aver letto di buon mattino le agenzie sul "no" del Senatur, pronunciato nella notte durante un comizio nel vicentino, rilancia il messaggio. «La Lega deve fare una attenta riflessione visto che siamo tutti di fronti a scelte assai stringenti». Poi il possibile "do ut des": se il Carroccio vuole alleggerire i tagli che gravano sul territorio, dovrà fare un passo indietro sulle pensioni. Dice Cicchitto: «L'eventuale diminuzione dei tagli sugli enti locali deve essere per forza accompagnata e bilanciata da un intervento strutturale sulle pensioni, riequilibrando così tutta la manovra».

Formigoni: non è più possibile ritirarsi a 58 anni
La necessità di intervenire sulle pensioni torna poi anche nell'appello di Roberto Formigoni, governatore della Lombardia. «Non è più possibile andare in pensione a 58 anni quando l'attesa di vita supera di gran lunga gli 80». Ma anche l'ex ministro Claudio Scajola fa gioco di sponda sebbene con toni meno perentori. «La questione pensioni - spiega - si può anche decidere di non inserirla nella manovra ma è evidente che, insieme al problema del peso fiscale, presto dovrà essere affrontato». Nel decreto di ferragosto, invece, Scajola introdurrebbe subito l'aumento dell'Iva, altro tassello su cui il Carroccio ha opposto un chiaro veto. «Se aumentassimo di un punto l'Iva lasciandola invariata sui beni di prima necessità, potremmo guadagnare 5-6 miliardi l'anno e questo renderebbe più giusta la manovra».

Bersani: martedì il nostro piano equo e credibile
Il Pd intanto si prepara a presentare la sua contromanovra, che promette di rispettare i saldi e dare stimolo alla crescita attraverso scelte alternative alla «babele» del governo . «Nel governo e nella maggioranza c'è sbandamento totale. La prossima settimana rischia di aprirsi in un'incertezza pericolosa. Per quel che ci riguarda, noi stiamo traducendo in emendamenti il nostro piano e martedì prossimo lo presenteremo all'opinione pubblica e alle forze sociali», annuncia il segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani. «Numeri alla mano - continua Bersani - il piano del Pd consente di mantenere i saldi, di dare uno stimolo all'economia e di caricare in modo equo il peso della manovra superando il prelievo Irpef e i gravi tagli ai servizi locali. Arriveremo dunque al confronto in Parlamento con le idee chiare e con soluzioni vere e praticabili».

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