Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2011 alle ore 19:50.
L'ultima modifica è del 22 agosto 2011 alle ore 11:47.

My24
Silvio Berlusconi e Umberto Bossi (Ansa)Silvio Berlusconi e Umberto Bossi (Ansa)

«Mi spiace, questa volta, di non essere d'accordo con il mio amico Umberto Bossi. Sono profondamente convinto che l'Italia c'è e ci sarà sempre». Così Silvio Berlusconi replica al Senatur che in nottata aveva rispolverato l'idea della Padania e commentando le parole del Capo dello Stato sul Nord e il Sud aveva chiosato: «Bisogna vedere se l'Italia ci sarà ancora».

La Lega intanto ribadisce il suo "no" a un intervento sulle pensioni e lo fa con una nota stringata firmata dal ministro Roberto Calderoli e diffusa al termine della segreteria politica convocata oggi a via Bellerio. «Le norme relative alla previdenza contenute nel decreto legge 138 sono idonee e non suscettibili di modifica vista l'intesa raggiunta a riguardo tra Bossi e Berlusconi».

Calderoli: si rafforzi lotta all'evasione e si riducano tagli ai Comuni
Insomma, le nuove risorse che potrebbero servire ad alleggerire altre partite (leggi contributo di solidarietà) andranno cercate altrove. Così come, è l'altro diktat che arriva dal Carroccio per bocca di Calderoli, andranno ridotti i tagli agli enti locali. Le proposte alternative nero su bianco della Lega ancora non ci sono, ma le direzioni sono chiare: secondo Bossi e i suoi bisognerà spremere altri capitoli e soprattutto, si legge nel comunicato, «serve una proposta incisiva ed equa per sconfiggere la grande evasione fiscale».

Sacconi: spazio angusto per rivedere le pensioni
Anche dal Pdl poi arriva la voce autorevole del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che ammette le difficoltà di un intervento in questo senso. «Lo spazio per rivedere il sistema pensionistico è molto angusto, oggettivamente, perchè riguarda la transizione. Lo è per ragioni oggettive perché nel medio periodo il sistema da noi riformato è perfetto», spiega l'esponente del Pdl. Che aggiunge: «Legato al pareggio di bilancio c'è un problema di entrata in vigore della riforma ma qui si apre anche un problema di sostenibilità sociale, fondamentale nel breve periodo" e su questo serve un "confronto con il sindacato riformista».

Ieri la pernacchia di Bossi ad Alfano
Insomma, nonostante il premier Silvio Berlusconi continui a pressare Umberto Bossi, il possibile scambio tra le pensioni e un po' più di quattrini agli amministratori si allontana (leggi l'Abc della manovra). D'altro canto la pernacchia riservata ieri dal Senatur alla possibile mediazione di Alfano sulla previdenza non lasciava presagire nulla di buono. E a anche l'intervista rilasciata stamane da Calderoli al quotidiano a La Stampa, aveva contribuito a intonare il de profundis a una possibile correzione di rotta. «Le pensioni non si toccano, è un capitolo chiuso». Nella stessa intervista il ministro aveva poi rilanciato l'idea di una patrimoniale sul lusso, illustrata poi nel corso della segreteria odierna. «Un intervento che vada a incidere su una certa metratura delle case, oppure o sul fatto che forse è necessario avere una macchina e non due, rispetto a non avere lo yacht o la barca». Proposta subito bocciata dalle parti del governo. «Sull'ipotesi di patrimoniale non rispondo neanche - è la replica di Sacconi da Rimini -. Pdl e Pd, cioè i maggiori partiti, sono contrari e dunque non ha possibilità in Parlamento».

Cicchitto indora la pillola: nessuno vuole tagliare le pensioni
Eppure stamane, prima dell'inizio della segreteria politica della Lega, Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, aveva provato a indorare la pillola. «Ha perfettamente ragione Bossi: nessuno può tagliare le pensioni di chi è già in pensione. E noi non lo faremo. E non abbiamo mai pensato di farlo. Quello che noi vogliamo fare è di ritardare l'andata in pensione di chi attualmente lavora, spostandone gradualmente l'età di pensionamento. E su questo Bossi non puo' non essere d'accordo - aveva concluso Cicchitto -perché è il principio, addirittura attenuato, della riforma Maroni che Bossi condivise ed approvo». Lo spiraglio possibile, dunque, non cambia: anticipare l'ipotesi "quota 97" al 2012, una strada non molto lontana dall'ultimo gradino di quello scalone previdenziale firmato Maroni che è stato varato nel 2004 e poi corretto dal secondo governo Prodi.

Cerchio magico e maroniani si ricompattano sulla previdenza
Nel Carroccio, però, si confermano le barricate. Non solo quelle del cerchio magico più vicino al Senatur. Anche i maroniani - pure disponibili fino a qualche giorno fa a correggere la previdenza per ottenere minori sacrifici per Comuni e Province - sembrano infatti essersi convinti che non si possano toccare le pensioni. Non a caso ieri uno degli uomini più vicini al ministro degli Interni, il deputato bergamasco Giacomo Stucchi, ha respinto lo scambio proposto dall'ex guardasigilli (stretta sulla previdenza in cambio di una riduzione dei tagli imposti ai Comuni). «Ne sono certo ho fatto le due stanotte (ieri notte per chi legge, ndr) con Bossi a parlare di queste cose». E un analogo niet a qualsiasi mossa sulle pensioni è arrivato da un altro maroniano doc, il sindaco di Varese, Attilio Fontana. «Bisogna trovare un'alternativa diversa, enti locali e pensioni sono gli ultimi due comparti che devono essere toccati». Alternativa che Fontana oggi suggerisce di trovare ridimensionando le missioni («usciamo da tutte le guerre»), tagliando i privilegi alle Regioni a statuto speciale e tassando i super-ricchi.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi