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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2011 alle ore 13:29.

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Che non si amano è noto ai più e non se lo sono mai mandato a dire. L'ultima volta qualche giorno fa. Dopo che, dalle alte vette bergamasche, Umberto Bossi, è tornato a ricordare la sua scarsa simpatia per il leader dell'Udc. «È uno str...». Per carità, nulla di nuovo sotto il sole. Già in passato il Senatur non gli aveva rispamiato complimenti: «Non conta niente, la gente se la ride con l'Udc». Tant'è che Pierferdinando Casini ha imparato a non prendersela. «Lo ringrazio per l'insulto, ribadisce la differenza tra noi», è stata la secca replica consegnata alla agenzie. Perché Casini punta a un obiettivo ben più alto: disarticolare l'asse tra Silvio Berlusconi e Bossi.

La sfida di Casini: molli la Lega e proponga misure serie
Ha cominciato qualche giorno fa invitando il premier a mollare il Carroccio e ieri i suoi luogotenenti in Parlamento hanno rinnovato l'appello. «Il presidente del Consiglio respinga il ricatto della Lega e proponga in Parlamento misure serie ed equilibrate. Se troverà questo coraggio troverà anche in Parlamento i voti necessari per approvare il decreto». Che, fuor di politichese, significa soprattutto una cosa: riscrivere la manovra introducendo riforme serie e non «palliativi» come quello di ammorbidire il contributo di solidarietà con il quoziente familiare.

Lo sguardo alla manovra pensando già al domani
È ormai chiaro infatti che Casini e i suoi considerano questa offerta come il male minore. «Meglio sarebbe cancellare completamente la supertassa», è il refrain che circola a via dei Due Macelli, «ma se proprio dobbiamo bere questo amaro calice allora non si può non tener conto di chi ha famiglia». Insomma, non è su questo tassello che si può rinsaldare l'asse tra Pdl e centristi, come pure si ostinano a pensare dalle parti del Cavaliere. Perché il leader dell'Udc vuole un segnale concreto sulla manovra di oggi per capire se può esserci nel domani un'alleanza. Che passa per due condizioni: un reale cambio di guida, con il passo indietro di Berlusconi, e un ridimensionamento del potere leghista all'interno della maggioranza.

Sul piatto pensioni e province
Ecco perché sul piatto Casini ha posto due temi, le pensioni e le province (i centristi ne chiedono l'abolizione tout court), che sono poi due nervi scoperti per Bossi e i suoi. «Berlusconi deve decidere una volta per tutte se preferisce salvare l'amicizia con Umberto oppure assicurare un futuro al paese», è l'analisi fatta in ambienti dell'Udc. L'obiettivo è quindi capire se dietro le continue avances del premier e dei suoi c'è un vero progetto o solo un semplice istinto di sopravvivenza. «Casini così ha messo in difficoltà i dirigenti del Pdl e anche il popolo di Berlusconi perché fa richieste serie. L'obiettivo è dimostrare che il problema non è lui ma semmai il ricatto di Bossi».

La sponda dei frondisti di Martino e Crosetto
Insomma il numero uno centrista vuole mettere alla prova Berlusconi e la manovra aggiuntiva gli ha offerto una sponda straordinaria. E il leader dell'Udc sa bene di non muoversi troppo lontano dalle richieste avanzate da buona parte del Pdl (in primis i frondisti di Martino e Crosetto), che spinge ora più che mai per un riavvicinamento con l'Udc. Non a caso, qualche giorno fa, Casini ha colto l'occasione per ricordarlo. «Se sono favorevole a ritoccare le pensioni? In questo - ha risposto - condivido la posizione di Formigoni e Scajola e anche i frondisti del Pdl hanno idee non distanti da noi». Più chiaro di così...

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