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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2011 alle ore 22:15.

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In Spagna, lo dice la storia degli ultimi lustri, comandano loro: Barcellona e Real Madrid. Le altre squadre, che pure in Europa dimostrano di non essere sparring partner da quattro soldi, in madrepatria sanno di avere pochissime chance di aggiudicarsi il titolo. E la storia è nota, chi vince guadagna crediti ed incassa denaro. Chi perde, o comunque, non vince, è considerato meno, molto meno, quasi nulla.

Ma allora, perché continuare ad investire quattrini per promuovere i propri prodotti su maglie che quasi certamente non porteranno utili? Sembra essere questo il pensiero delle aziende che seguono da tempo il calcio che conta in Spagna e che, in un momento economicamente difficile come quello che stiamo attraversando, hanno deciso di fare un passo indietro e di non offrire più la propria copertura a squadre di seconda fascia. Si chiudono i rubinetti, chi ha sete trovi altri modi per abbeverarsi.

Il Barcellona, che per anni ha ospitato sulle proprie casacche il logo dell'Unicef ad introito zero (anzi, dal 2006 il club blaugrana devolve all'associazione umanitaria lo 0,7% del ricavato annuale societario), dalla stagione 2011-12 ha scelto di sposare la causa dell'organizzazione no profit Qatar Foundation, che verserà nelle casse della squadra di Messi qualcosa come 150 milioni di euro in 5 anni. Il logo Unicef ci sarà ancora, ma più piccolo, per fare posto ai dollari che arrivano dal Medio Oriente.

Discorso diverso ma soltanto per i contenuti per il Real Madrid, che dal 2007 porta in giro per il mondo il marchio di una società tra le più popolari in ambito di scommesse sportive, Bwin. Il contratto, inizialmente previsto della durata di tre anni, è stato prolungato fino al 2013. Felice il Real, che porta a casa circa 30 milioni di euro a stagione, felice Bwin, che ringrazia i blancos per la grande visibilità che ha avuto negli ultimi anni.

Già, ma le altre? Dietro Barca e Real, il vuoto. Che fa ancora più paura se si pensa che a rimanere a bocca asciutta, vale a dire con la maglia intonsa, priva completamente di sponsor, ci sono quattro tra le migliori squadre della Liga. Valencia, Siviglia, Villareal e Atletico Madrid non hanno infatti trovato l'accordo che gli avrebbe permesso di mettere da parte qualche euro utile per il mercato.

Il Siviglia, per arginare il momento negativo, ha messo mano alla fantasia. E ha pensato bene di vendere i numeri delle maglie ai tifosi, che spenderanno circa 25 euro per inserire la propria immagine di 2 millimetri per lato sulla schiena del loro beniamino. Insomma, si fa quel che si può. In momenti di crisi, largo alla creatività e alle idee, soprattutto se garantiscono ritorni importanti.

Chi ha troppo e chi ha troppo poco. Dalla Spagna che piange all'Inghilterra, vedi Manchester United, che invece ride a crepapelle. Per merito di un contratto quadriennale che legherà i Reds alla società di spedizioni a domicilio Dhl, disposta a sborsare quarantasei milioni di sterline per posizionare il proprio marchio sulla maglietta da allenamento della squadra di Sir Ferguson. Avete capito bene, maglietta da allenamento. Perché per l'altra, quella da gioco, non c'era più posto.

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