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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2011 alle ore 17:00.
L'ultima modifica è del 27 agosto 2011 alle ore 21:49.

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TRIPOLI - Una misteriosa vicenda riguarda tre italiani, forse contractor, che dicono di essere rimasti prigionieri per un mese nelle carceri di Gheddafi. I tre sono arrivati nel primo pomeriggio all'Hotel Corinthia di Tripoli e sostengono di essere stati rapiti il 23 luglio in territorio tunisino vicino al confine libico, una trappola tesa da alcuni tunisini che li avrebbero venduti alle truppe lealiste. Si sarebbero trovati in Tunisia per svolgere non meglio precisati compiti di sicurezza. Antonio Cataldo, 27 anni di Chiusano di San Domenico, in provincia di Avellino, Luca Boero, 42 anni, di Genova, Vittorio Carella, 42 anni, di Peschiera Borromeo, in provincia di Milano, dal confine con la Tunisia sono finiti poi nel carcere di Tripoli, controllato da Gheddafi, dove - raccontano - sono stati ammanettati, bendati e picchiati.

Cinque giorni fa, dopo lo scoppio delle ostilità a Tripoli, i tre sono fuggiti dal carcere della capitale assieme a tutti i prigionieri. E si sono rifugiati in una casa dei ribelli per cinque giorni perché non c'erano le condizioni di sicurezza per spostarsi. Il silenzio della Farnesina sulla vicenda è molto sospetto e tutta la situazione è abbastanza oscura. Anche perché i tre hanno lasciato l'albergo in tutta fretta con un grande zaino in spalla.

Il racconto di Vittorio Carella
«Siamo stati fermati il 23 luglio pomeriggio - ha raccontato Carella al nostro inviato - poco prima di Ben Garden. Una macchina ci ha prelevato per un appuntamento e poi abbiamo incrociato due macchine che ci hanno seguito. È stata una trappola, ci hanno praticamente venduti. Uno dei presenti indossava una divisa da poliziotto. Gli altri avevano vestiti normali, da civili, ma tutti armati di kalashnikov. Ci hanno accusato di essere spie, ci hanno picchiato. A me hanno rotto i denti, mi hanno preso a calci, mi hanno preso a pugni in faccia. Siamo finiti in una prigione di Tripoli, poi quando è scoppiata la rivolta e la prigione è stata abbandonata siamo usciti. Siamo stati portati in una casa di ribelli dove c'erano dei comandanti. Ci hanno nascosto cinque giorni in a casa di ribelli». (Aggiornamento del 27 agosto)

Il racconto di Antonio Cataldo
«Siamo scappati - ha raccontato Cataldo all'inviato del Sole 24 Ore -quando hanno incendiato il carcere. Siamo usciti e ci hanno salvato dei ribelli. Eravamo disorientati , non sapevamo nulla di cosa succedeva a Tripoli. Eravamo protetti dai ribelli ma abbiamo chiesto a loro di andare, perché si sparava troppo. Sparavano da tutte le parti. Abbiamo avuto contatti con le autorità italiane appena siamo usciti dal carcere dopo che siamo entrati nella base dei ribelli. In prigione i gheddafiani ci facevano segno che ci avrebbero tagliato la testa. Prima della fuga ci hanno portato da persone che dicevano di essere dei magistrati. Ci hanno accusato di essere clandestini, senza visto regolare». (Aggiornamento del 27 agosto)

La madre di Cataldo non risponde - A Chiusano di San Domenico, comune dell'Avellinese di poco più di 2mila residenti, si dovrebbero conoscere tutti. Ma pochi, pochissimi, dicono di sapere qualcosa di Antonio Cataldo, il 27enne di cui, insieme con Luca Boero e Vittorio Carella, si erano perse le tracce in Libia e che poi sono stati ritrovati.
In paese, raccontano telefonicamente dal bar principale, «oggi non se ne parla, qui ognuno si fa i fatti suoi». E spiazzano anche le pochissime parole della mamma di Antonio, la signora Graziella: «Mi coglie di sorpresa», premette. Poi non aggiunge nulla: «Certo eravamo preoccupati ma, ripeto, mi coglie di sorpresa ed ora vado di fretta. Devo chiudere». Racconta Pamela che con Antonio qualche volta ci ha scambiato qualche chiacchiera, Cataldo ci mancava da «diversi mesi», alcuni dicono da Natale. «Che fa di lavoro? Lavoretti vari, l'idraulico, il meccanico - dice - Cosa ci faceva in Libia non lo so e penso che nessuno lo sappia. Quello che so è che lui di questi viaggi all'estero ne faceva spesso». (Aggiornamento del 27 agosto, Ansa)

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