Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2011 alle ore 19:25.
L'ultima modifica è del 26 agosto 2011 alle ore 08:55.

My24
(AP)(AP)

Settimo giorno dell'attacco al regime di Muammar Gheddafi, al potere da 41 anni. Fra sabato e domenica i ribelli sono entrati a Tripoli, martedì hanno espugnato Bab al Aziziyah, fortino del rais, ora in fuga ma probabilmente ancora in Libia, secondo fonti americane. È il sesto mese di guerra civile: la rivolta iniziata il 17 febbraio e appoggiata dai raid Nato dell'Unified Protector - intervento militare sotto egida Onu deciso a marzo - segna l'epilogo del movimento nato dalla primavera araba con il rovesciamento dei regimi in Tunisia ed Egitto. Gli insorti hanno trovato sede a Bengasi (nella Cirenaica da sempre ostile al Colonnello) e un governo nel Consiglio nazionale transitorio (Cnt), che nel fine settimana si sposta Tripoli, capitale non ancora libera: i fedeli del rais fanno resistenza, si combatte. Su Gheddafi pende una taglia di 1,6 milioni di euro che ieri si è fatto sentire con un audio: «Non permettete che i ratti lascino Tripoli ai colonialisti».

18.59 I ribelli libici hanno denunciato un massacro di 150 prigionieri a Tripoli ad opera delle truppe ancora fedeli a Muammar Gheddafi. Secondo il capo delle operazioni militari per la liberazione della capitale, Abdel Nagib Mlegta, «nelle ore prima della caduta del regime ci sono state delle vendette. A Bab al-Aziziya c'è stato un omicidio di massa. Hanno ucciso più di 150 prigionieri. Le guardie li hanno uccisi facendo esplodere delle granate prima di scappare».

18.57 I ribelli controllano il 95% di Tripoli. Lo ha riferito il capo delle operazioni per la liberazione della capitale libica, Abdel Majib Mlegta.

18.32 Isolato per giorni, un ospedale del quartiere di Abu Salim, a Tripoli, ha restituito al mondo alcune tra le immagini - che al Jazeera ha trasmesso - più forti del conflitto in Libia. Su letti, e distesi in terra vicino all'immondizia, i corpi di un centinaio di pazienti. L'inviato di al Jazeera a Tripoli è entrato nella struttura e le telecamere della tv di Doha hanno ripreso i corpi di 19 persone in terra, fuori dall'edificio dell'ospedale, vicino ai rifiuti. Poi una stanza piena di letti con cadaveri di giovani e anziani, tutti senza un nome, tutti morti perché - a causa dei combattimenti che hanno isolato l'ospedale - non hanno ricevuto cure mediche. Ovunque odore di putrefazione, riferisce il giornalista di al Jazeera nel suo servizio. E macchie di sangue in terra. Molte delle vittime sono civili. In tutto sono «oltre un centinaio», ha detto un infermiere al reporter. L'obitorio è pieno.

17.25 «Nessuna competizione tra Italia e Francia, per il ruolo futuro nella nuova Libia». A sottolinearlo è il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo al Meeting di Rimini, ricordando che l'Italia «è il primo partner economico per i libici». Di diverso avviso il consigliere di Mediobanca, l'imprenditore franco-tunisino Tarak Ben Ammar, che ha definito «grande» la competizione che potrebbe aprirsi in Libia tra l'italiana Eni e la francese Total con il rovesciamento del regime di Gheddafi.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi