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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2011 alle ore 16:53.

Filippo Penati si autosospende dal Pd e esce dal gruppo consiliare in RegioneFilippo Penati si autosospende dal Pd e esce dal gruppo consiliare in Regione

Il Pd lombardo (nella voce del suo segretario Maurizio Martina) aveva escluso provvedimenti per Filippo Penati a seguito dell'inchiesta della Procura di Monza che lo vede indagato per un presunto giro di tangenti legate alla riconversione delle aree Falck e Marelli a Sesto San Giovanni e alla concessione di alcuni permessi edilizi. Eppure l'ex sindaco dell'ex Stalingrado d'Italia ha deciso di autosospendersi dal partito e di uscire dal gruppo consiliare regionale.

Questa mattina si è appreso che i pm hanno presentato ricorso al Tribunale del riesame contro la decisione del gip che ha rigettato la richiesta di arresto per Penati, sostenendo che i fatti contestati al politico, seppur «gravissimi», sono ormai prescritti. E sempre questa mattina Filippo Penati ha reso nota la sua decisione. L'ex presidente della Provincia di Milano ribadisce la sua «estraneità ai fatti contestati». Visti però, scrive in una nota «gli sviluppi della vicenda che mi vede coinvolto intendo scindere nettamente la mia vicenda personale dalle questioni politiche per potermi difendere a tutto campo». Insomma la decisione è stata assunta «per non creare problemi e imbarazzi al Partito democratico». Nell'impegno, sottolinea «di ristabilire la mia onorabilità e ridare serenità alla mia famiglia».

Tra i democratici c'è chi apprezza e chi chiede, all'ex compagno di partito, passi ulteriori.
È il caso dell'assessore al Welfare del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino che invita Filippo Penati a rinunciare alla prescrizione. Majorino si dice convinto che «qualsiasi atto che possa permettere all'opinione pubblica di comprendere che nessuno si sente al di sopra delle parti sia un atto positivo». L'assessore ritiene la decisione dell'ex sindaco «un fatto ovvio e logico, una minima questione di rispetto e sensibilità». Fossi in lui, prosegue «darei le dimissioni anche dal Consiglio regionale». Majorino evidenzia come «purtroppo in queste settimane il quadro a suo carico (di Penati, ndr) si è aggravato e appesantito», perché «siamo di fronte a una pratica più consolidata».

Quella di Filippo Penati è una scelta «responsabile e rispettosa del Pd» secondo Franco Mirabelli, consigliere regionale lombardo del partito. Che ribadisce la posizione unitaria tenuta dai democratici in queste settimane: «di fiducia nel lavoro della magistratura, di rispettosa attesa dell'esito delle indagini ma anche di difesa dagli attacchi alla propria onorabilità, in particolar modo in merito all'accusa di aver beneficiato di finanziamenti illeciti». Un atteggiamento, sottolinea Mirabelli «ben diverso da chi di fronte a vicende legate a indagini della magistratura grida al complotto».

Commenta sulla sua pagina Facebook un altro democratico: Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. Che scrive: «Fa pena e rabbia leggere di Penati». E all'ex presidente della Provincia di Milano, oltre a quello di lasciare la carica di consigliere regionale, rivolge un altro invito. «Se posso - scrive Rossi su Facebook - farebbe meglio a stare zitto e rispondere solo nei tribunali».

Sulla vicenda interviene anche Roberto Biscardini, segretario provinciale del Psi e consigliere comunale a Palazzo Marino. Per sottolineare come «non siamo ancora al primo grado di giudizio, quindi fino a prova contraria bisogna credere nella presunzione di innocenza». Secondo Biscardini «la richiesta degli arresti o quelli giá effettuati non sembrano avere alcuna giustificazione logica se non la spettacolarizzazione dell'indagine ai danni della politica».

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