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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2011 alle ore 16:16.
L'ultima modifica è del 28 agosto 2011 alle ore 16:16.

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Chi sperava in un messaggio chiaro di politica monetaria da parte di Jean-Claude Trichet ieri a Jackson Hole è rimasto deluso. Il presidente della Banca centrale europea non ha scoperto le carte sulle prossime, attese scelte dell'istituto di Francoforte. Il momento però è evidentemente delicato, i banchieri centrali ne sono consapevoli, e una pausa nel processo di restrizione monetaria è molto probabile.
Nel suo discorso di ieri nel Wyoming, Trichet ha deciso di prendere le distanze dalla crisi debitoria che sta scuotendo la zona euro e dall'incerta situazione economica a livello globale. Si è concentrato sulle variabili che influenzano la crescita nel lungo periodo, sottolineando come questa dipenda in fin dei conti «dalla tecnologia, dall'istruzione, dalla preparazione, dall'accumulazione di capitale e dalla qualità delle istituzioni».

Le banche centrali possono contribuire alla crescita mantenendo bassa l'inflazione, ma altrimenti la politica monetaria può fare poco per rilanciare l'economia, soprattutto nel lungo termine. Il messaggio è indiretto, ma può essere utilizzato per capire come la Bce sta vivendo questo momento di grande incertezza. I banchieri centrali sono pienamente consapevoli del rallentamento dell'economia e del rischio di recessione in alcuni Paesi della zona euro, e non solo in quelli oggetto di un programma di aiuti europei.
Nel comunicato di inizio agosto la banca aveva previsto «una continua crescita moderata» e riteneva i rischi per la crescita «generalmente bilanciati». Allora c'era il desiderio di non essere troppo pessimisti. In settembre, è probabile che quando il consiglio direttivo tornerà a riunirsi dopo la pausa estiva i banchieri centrali prenderanno atto che i rischi per la congiuntura ormai sono al ribasso. Nel secondo trimestre la crescita nella zona euro è stata appena dello 0,2%, dallo 0,8% del periodo precedente.

Tra qualche giorno, la Bce avrà a sua disposizione anche nuove previsioni economiche. Modifiche rispetto a quelle di giugno potrebbero non essere sostanziali, tenendo conto che le ultime stime erano prudenti (1,9% di crescita e 2,6% di inflazione nel 2011). Più interessanti saranno i nuovi dati relativi al 2012. Citigroup si aspetta una crescita di appena lo 0,6% e un'inflazione del 2,0% (rispetto all'1,7% stimato nei due casi dalla Bce in giugno).
Dopo le strette monetarie di aprile e luglio, che hanno portato il tasso di riferimento all'1,5%, una pausa negli aumenti dei tassi è molto probabile. Parlare già oggi di eventuali riduzioni del costo del denaro, come avviene sui mercati finanziari, sembra prematuro. «Per ora i dati non ci indicano una vera recessione nella zona euro - scriveva venerdì Julian Callow, economista di Barclays Capital a Londra - anche se i rischi stanno aumentando».
Nella mente di molti banchieri centrali il ricordo dei danni provocati negli ultimi anni da tassi d'interesse troppo bassi è ben presente. Resta da capire se ancora una volta la crisi finanziaria non forzerà la mano alla Bce. Di qui ieri il richiamo di Trichet ai Governi nazionali perché si assumano la responsabilità - in Europa ma anche negli Stati Uniti - di rendere più dinamica la crescita economica di lungo periodo.

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