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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2011 alle ore 07:39.

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ROMA. Raggiunto l'accordo politico, ora occorre far quadrare i conti e l'esercizio si annuncia tutt'altro che agevole, poiché dai primi calcoli effettuati alla luce delle misure concordate ieri nel lunghissimo vertice di Arcore la copertura va individuata per non meno di 4 miliardi.

La soppressione tout court del «contributo di solidarietà» comporta il venire meno di un gettito consistente: 3,8 miliardi nel triennio 2012-2014 (674,4 milioni nel 2012, 1,5 miliardi nel 2013, 1,5 nel 2014). Per gli enti locali si prospetta una riduzione dei tagli per circa 2 miliardi nel biennio, mentre la versione originaria del provvedimento, se incrociata con gli effetti della manovra di luglio, garantisce risparmi per 6 miliardi nel 2012 e 6,4 miliardi annui nel biennio successivo.

Stando alle intese raggiunte ieri, scartata l'ipotesi di ricorrere all'aumento di un punto dell'aliquota ordinaria dell'Iva, che avrebbe garantito un gettito di 3,7 miliardi, la copertura per l'abolizione del contributo di solidarietà del 5% per i redditi sopra i 90mila euro e del 10% sopra i 150mila euro sarà garantita dalla nuova stretta antielusiva sull'abuso di «intestazioni e interposizioni patrimoniali», nonché dal taglio degli incentivi fiscali per le società cooperative. Si punta a colpire le società di comodo e non le persone fisiche. Gettito imponente, che dovrà essere assolutamente garantito, anche perché dalle indiscrezioni emerse ieri sera parte di tali maggiori entrate dovrà altresì servire a coprire parte dei minori tagli agli enti locali. Non sembra per questo sufficiente la stima di nuovi risparmi attesi dal nuovo sistema di calcolo delle pensioni, che stando alle prime indicazioni produrrà minori spese per 500 milioni ma a partire dal 2013, mentre per il 2014 l'impatto della nuova misura dovrebbe garantire 700 milioni.

A soccorrere le correzioni in arrivo al decreto in discussione al Senato dovrebbe poi intervenire una nuova misura che prevede il rafforzamento dei poteri degli enti locali sul fronte della lotta all'evasione. Anche in questo caso occorrerà visionare con attenzione il dispositivo, perché il potenziamento dell'azione antievasione a beneficio soprattutto dei comuni «con vincolo di destinazione agli stessi del ricavato delle conseguenti maggiori entrate» è già prevista dalle ultime manovre di finanza pubblica.

Del resto, la parola d'ordine ribadita anche ieri nel vertice di maggioranza è stata che le correzioni in arrivo devono garantire l'invarianza sostanziale dei saldi. Nulla vieta tuttavia che quando si rinuncia a maggiori entrate (è il caso del contributo di solidarietà) vi si faccia fronte attraverso contestuali tagli alla spesa corrente. Nel caso della manovra in esame sarebbe stato auspicabile, dato lo squilibrio che permane tra nuove entrate e risparmi di spesa. Si è rinunciato al contrario anche alla patrimoniale antievasori annunciata nei giorni scorsi da Roberto Calderoli. Quanto alla riduzione del numero dei parlamentari e all'eliminazione di tutte le province, i risparmi potranno essere contabilizzati solo quando si perfezionerà il complesso iter di revisione costituzionale.

«Saremo costruttivi come sempre in Parlamento perché questo è un nostro preciso dovere, ma da un primo esame delle modifiche della manovra approvate nella maggioranza traiamo un'opinione netta: i conti non tornano», affermano i capigruppo Udc di Camera e Senato Gian Luca Galletti e Gianpiero D'Alia. Al governo l'onere di chiarire fin da oggi che così non è.

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