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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2011 alle ore 12:40.

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Giocatori del Manchester festeggiano dopo aver segnato un gol contro l'Arsenal all'Old Trafford, Manchester, InghilterraGiocatori del Manchester festeggiano dopo aver segnato un gol contro l'Arsenal all'Old Trafford, Manchester, Inghilterra

LONDRA - In Inghilterra sale l'entusiasmo per un campionato iniziato in modo scoppiettante ma cresce anche la polemica per i costi ormai fuori controllo del calcio. Le squadre della Premier League pagano cifre sempre piú astronomiche in stipendi ai giocatori e in trasferimenti per accaparrarsi le migliori stelle di altre squadre, contando sulle sterminate ricchezze dei loro proprietari stranieri.

Il Manchester United controllato dalla famiglia americana Glazer, ad esempio, è giá in testa alla classifica ma ha speso oltre 50 milioni di sterline nella campagna acquisti estiva che si conclude il 31 agosto. Il rivale Manchester City, controllato dallo sceicco Mansour di Abu Dhabi e guidato da Roberto Mancini, per rafforzare la squadra ha speso il doppio, compreso l'acquisto da 38 milioni di sterline di Sergio Aguero e quello di Samir Nasri per 22 milioni, concordato la settimana scorsa.

Ora emerge che oltre ai calciatori super pagati c'è un altro beneficiario di tanta generosità: il Fisco britannico. Lo studio di commercialisti inglesi Saffery Champness, citato oggi dal Financial Times, rivela che Her Majesty's Revenue and Customs incasserà oltre 1 miliardo di sterline in tasse dalle venti squadre della Premier League, un aumento di oltre un terzo rispetto all'ultimo campionato che sará molto gradito per le vuote casse del Tesoro britannico. Secondo la Football Review annuale di Deloitte, nel 2010 il Fisco aveva incassato 725 milioni di sterline dalla Premier League. Da allora le squadre della serie A inglese hanno usato i ricavi dei diritti televisivi, saliti del 30%, per pagare di piú i giocatori. I loro stipendi sono aumentati in media del 20% ma con alcune eccezioni. Al solito Manchester City, ad esempio, il totale dei salari pagati nel 2010 è aumentato del 61% rispetto al campionato precedente.

A contribuire peró è stato anche l'incremento dell'aliquota massima dal 40 al 50% deciso dal Governo laburista e scattato il primo aprile 2010, primo giorno del nuovo anno finanziario britannico. L'aumento dell'imposta da solo ha portato 115 milioni di sterline in piú nelle casse dello Stato, mentre 25 milioni sono arrivati dall'incremento dell'Iva al 20%, in questo caso sui biglietti, scattata in gennaio di quest'anno. Secondo Pete Hackleton di Saffery Champness, che ha diversi calciatori tra i suoi clienti, «tra tutte le critiche agli stipendi sempre in crescita dei calciatori bisogna riconoscere il notevole contributo del settore all'economia britannica».

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