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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2011 alle ore 14:30.
L'ultima modifica è del 05 settembre 2011 alle ore 10:06.

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Il successo della missione militare della Nato in Libia «è molto vicino», ma il mandato non è ancora concluso. Lo ha detto il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, a Bruxelles

Bani Walid senza acqua ed elettricità
Mentre le forze degli insorti ormai circondano Bani Walid, la cittadina a sud-est di Tripoli che da giorni è sotto un assedio sempre più stretto, iniziano a diffondersi informazioni, riportate oggi dal Guardian, sulla difficile situazione in cui si trova la popolazione, bloccata senza acqua e senza elettricità da una settimana. «Mancano frutta e verdura, c'è penuria di acqua, la città è senza elettricità, da una settimana e non c'è nulla all'ospedale», afferma Abu Saif Ghnyah, uno dei portavoce dei ribelli che fino a ieri hanno cercato di negoziare per entrare in città in maniera pacifica. I colloqui, che secondo quanto riferiscono gli insorti puntavano anche a fare arrivare a Bani Walid medici e soccorsi umanitari per la popolazione, in serata sono stati interrotti, fatto che potrebbe preludere a un attacco militare.
In nottata, secondo diverse fonti, si sono sentiti spari nei pressi della città e secondo Ghnyah i lealisti di Gheddafi starebbero sparando per aria nelle strade per spaventare la popolazione.

Saadi Gheddafi accusa il fratello Saif per il fallimento delle trattative
Il mancato accordo ha acuito le divisioni all'interno alla stessa famiglia del colonello a pochi giorni dalla chiusura della conferenza di pace a Parigi. Saadi Gheddafi, che ha detto di trovarsi «appena fuori Bani Walid», ha accusato il fratello Saif al Islam del fallimento delle trattative. Il discorso «aggressivo» pronunciato pochi giorni fa da Saif ha annullato ogni speranza di dialogo, ha precisato Saadi alla Cnn.

«Lascio alle forze anti-Gheddafi la gestione del problema» ha detto da parte sua il capo dei negoziati per la nuova autorità libica, Abdallah Kenshil. Il capo dei negoziatori ha spiegato che all'inizio delle trattative, la sua squadra ha rifiutato di negoziare direttamente con i combattenti pro-Gheddafi, poi ha accettato di avviare colloqui con coloro che non si erano macchiati le mani di sangue. Ma «loro (i lealisti) si volevano presentare con le armi, e noi abbiamo rifiutato» ha precisato aggiungendo che, successivamente, gli uomini fedeli al rais «hanno chiesto agli insorti di entrare a Bani Walid senza armi, per poterli uccidere». Kenshil ha confermato: «Gheddafi, i suoi figli e diversi familiari sono arrivati a Bani Walid» senza precisare la data e che alcuni «sono fuggiti» mentre due figli del colonnello, Saadi e Muatassim, sono ancora in città. Con loro ci sarebbe anche il portavoce di Muammar Gheddafi, Moussa Ibrahim. «Ci sono molte persone arrivate da Tripoli e da altre città a Bani Walid», ha proseguito il capo dei negoziatori del Cnt.

Il retroscena
Il portavoce militare del Cnt Ahmed Bani, intanto, ha confermato ufficialmente che il figlio del colonnello, Khamis, e l'ex capo dei servizi segreti Mohamed Abdallah al Senoussi «sono stati entrambi uccisi». I servizi segreti britannici e Scotland Yard sono rimasti coinvolti in un'operazione internazionale per proteggere il figlio prediletto da Muammar Gheddafi, Saif al Islam, da un presunto complotto per assassinarlo legato apparentemente al Qatar, uno dei due paesi arabi che partecipano alle operazioni militari della Nato contro il regime. Gli stessi apparati dello Stato britannico sono adesso coinvolti nella caccia a Saif, ancora latitante come il padre.

Secondo quanto riferisce oggi l'Independent, in passato, l'MI6 avrebbe contattato i colleghi francesi dopo avere ricevuto la notizia che una sospetta cellula legata al Qatar aveva pianificato l'uccisione di Saif, probabilmente a Parigi. La Francia, ricorda ancora il giornale, comunicò a Londra che l'allora «ministro dell'Interno qatariota era conosciuto per le sue simpatie nei confronti degli estremisti islamici».

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