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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2011 alle ore 08:33.

Gianpaolo Tarantini (Ansa)Gianpaolo Tarantini (Ansa)

È questione di giorni e il premier Silvio Berlusconi incontrerà a palazzo Chigi i pm di Napoli sul caso Tarantini. Il Cavaliere sarà sentito come parte offesa, vittima del reato di estorsione che il procuratore aggiunto Francesco Greco e i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock ritengono sia stato compiuto ai suoi danni da Gianpaolo Tarantini, dalla moglie Angela Devenuto e dal direttore dell'Avanti, Valter Lavitola. Secondo i pm napoletani i tre hanno spillato ingenti somme di denaro al premier, tenendolo sulla graticola per la vicenda delle escort che Tarantini avrebbe procurato per le serate a Villa Certosa e Palazzo Grazioli.

Un compenso mensile di 20mila euro a Tarantini, 800mila euro complessivi la cifra della presunta estorsione. Dal materiale investigativo finora depositato davanti al gip Amelia Primavera, che sabato ha disposto i domiciliari per la moglie di Tarantini, Angela Devenuto, emergono stralci di intercettazioni telefoniche che indicano la consapevolezza, da parte degli indagati, che il procedimento di Bari sulle escort a Palazzo Grazioli rappresenta un fronte esplosivo, dal punto di vista mediatico, per Silvio Berlusconi. È proprio la donna, il 4 luglio scorso, a parlare al telefono con Lavitola, confidandogli: «Con questa storia delle troie che sta arrivando succederà un altro putiferio sul giornale».

Il fascicolo, in effetti, conterrebbe centinaia di telefonate intercettate sull'utenza dell'imprenditore pugliese riguardanti le visite delle prostitute nelle residenze estive del Cavaliere mentre sarebbero una dozzina, stando a indiscrezioni, le persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere oltre al già noto reato di favoreggiamento della prostituzione. Come annunciato sabato scorso, il procedimento sulle escort è stato definito da qualche settimana anche se materialmente l'avviso di conclusione delle indagini preliminari non è ancora stato notificato agli indagati, tra i quali lo stesso Tarantini. Ieri il procuratore aggiunto di Bari, Anna Maria Tosto, ha incontrato i sostituti Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia, per fare il punto sull'inchiesta finita, a sua volta, al centro di un altro fascicolo aperto dai colleghi di Lecce con le accuse, finora senza indagati, di abuso d'ufficio e rivelazione di segreto.

L'indagine sui magistrati di Bari è scaturita dal contenuto di alcune intercettazioni telefoniche tra Lavitola e Tarantini a proposito dei presunti tentativi di insabbiamento del procedimento sulle escort da parte del procuratore di Bari Antonio Laudati. A mettere in allarme gli inquirenti partenopei sono stati, in particolare, i commenti dopo l'intervista apparsa su Libero di Patrizia D'Addario che denunciava di essere stata una pedina di una macchinazione contro il premier. Nei brogliacci si legge che Tarantini spiegherebbe a Lavitola che il tutto è stato organizzato per rinviare la chiusura dell'inchiesta «per non mandare l'avviso di conclusione, così non escono intercettazioni». «L'ha fatto apposta Laudati - dice - perché si sono messi d'accordo, nel momento in cui riaprono l'indagine e non mandano l'avviso di conclusione, le intercettazioni non diventano pubbliche».

Per avvalorare la sua tesi, Tarantini dice che anche i suoi avvocati difensori, Nicola Quaranta e Giorgio Perroni, gli hanno confermato tutto. Ma Quaranta, ascoltato venerdì dai magistrati napoletani e dal pm leccese De Donno, ha smentito tutto. Lo stesso ha fatto con una nota il procuratore Laudati che ha anche chiesto al Guardasigilli un'ispezione ministeriale che dovrebbe partire solo dopo una prima fase istruttoria tuttora in itinere. Proprio del caso Laudati si occuperà oggi la prima commissione del Csm che definirà il procedimento da seguire dopo aver ricevuto l'esposto dell'ex pm barese Giuseppe Scelsi, il primo a indagare su Tarantini. Scelsi lamenta i tempi lunghi dell'inchiesta e accusa Laudati di non avergli fatto leggere l'informativa conclusiva depositata nel luglio scorso dalla Guardia di finanza, pochi giorni prima il suo trasferimento alla procura generale di Bari.

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