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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2011 alle ore 13:55.

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Un'esplosione si è verificata in una centrale nucleare in Francia, il reattore di Marcoule nel Gard, con conseguente rischio di fuga radioattiva. La centrale di Marcoule è sul fiume Rodano, a Nord di Avignone e Marsiglia, non troppo distante dall'Italia (242 km in linea d'aria da Ventimiglia, 257 da Torino, 342 da Genova). Poco dopo le 16, l'Agenzia francese per la
sicurezza del nucleare (Asn), che vigila sul settore atomico e sulla protezione dei consumatori, ha comunicato che l'incidente di Marcoule è «chiuso»: «Questo incidente non implica rischio radiologico, né necessità di protezione per la popolazione», ha assicurato ASN, specificando di aver disattivato la cellula di crisi a cui era stato affidato l'incidente nel sito nucleare del sud-est della Francia.

Secondo la televisione France 3 l'esplosione è costata la vita a una persona e altre 4 sarebbero rimaste ferite. L'incidente si è prodotto in una fornace di un centro di smaltimento di scorie radioattive. I pompieri hanno stabilito un perimetro di protezione per il rischio di fughe di materiale radioattivo attorno al sito nucleare. L'incidente è avvenuto nel sito di Centraco della società Socodei, filiale dell'Edf, a Codolet, ha precisato un portavoce del Commissariato all'energia atomica (Cea). Non c'è fuga radioattiva»: ha detto il governo francese. «Non è prevista nessuna evacuazione né isolamento di lavoratori della centrale dove è avvenuto l'incidente» annuncia il ministero dell'Interno.

Al momento nessun rischio per il nostro Paese
In base alle notizie divulgate finora dalla Francia, l'incidente «non dovrebbe portare alcun rischio per il nostro Paese, malgrado il sito sia piuttosto vicino alle nostre frontiere». Lo ha riferito Valerio Rossi Albertini, fisico del Cnr : «Non sappiamo ancora - spiega - se i tecnici per il rilevamento di fughe radioattive sono sul posto, ma le autorità francesi dicono che per ora non risultano fughe. D'altra parte non è detto che un incidente vada necessariamente a coinvolgere componenti radioattive, anzi». In ogni caso, ricorda Albertini, «a Fukushima, che fu un incidente di certo molto più grave di questo, fu disposta l'evacuazione per un raggio di 20-30 chilometri, mentre Marcoule è a circa 300 chilometri dai confini italiani, che mi pare una distanza di sicurezza accettabile. Aspettiamo ulteriori dettagli dalle autorità francesi, ma per ora mi sembra non si possa parlare di rischi per l'Italia».

I tempi
«Ritengo che entro stasera portebbero già arrivare dati più certi sulle proporzioni dell'incidente - spiega Rossi Albertini -. Al momento sono molto poche le notizie ufficiali che arrivano dalle autorità francesi e serve infatti tempo e sopralluoghi tecnico-scientifici per avere un quadro concreto». Riguardo alla possibilità che possa arrivare una eventuale nube radioattiva sul nostro Paese, Rossi Albertini invita ancora alla calma.

La prima centrale nucleare francese
Quella di Marcoule è stata la prima centrale nucleare francese. Situata presso la città di Chusclan, nel dipartimento del Gard, la centrale possiede 3 reattori Ungg (una versione francese del Magnox inglese) da 79 Mw totali, nessuno dei quali è più in attività. Oggi infatti la centrale è soprattutto sede di impianti di dismissione di scorie nucleari. La centrale fa parte del più ampio sito nucleare Marcoule, un'istallazione industriale gestita da Areva e dal Cea. A Marcoule furono costruiti i reattori nucleari a uso militare per le ricerche destinate alla costruzione della bomba atomica francese. A Marcoule il Cea ha messo a punto la filiera dei reattori a grafite-gas con cui iniziò lo sfruttamento civile dell'energia nucleare in Francia. Qui si trova il reattore nucleare Phènix, prototipo di reattore nucleare autofertilizzante della potenza elettrica di 250 Mw.

In Liguria
Allertata la protezione civile della Regione Liguria in caso di emergenza per fuga radioattiva, al momento comunque esclusa. Lo rende noto l'assessore regionale Renata Briano, che attraverso Arpal e le autorità nazionali sta avviando il monitoraggio in collaborazione con l'Agenzia Iaea-International atomic Energy agency. Lo scorso marzo, in occasione dell'emergenza nucleare giapponese, l'Ispra aveva infatti chiesto di ampliare le misure sia in quantità che per siti di rilevamento. Le centraline per i controlli sono quattro,2 a Genova - sul tetto della sede dell'Arpal e in località Righi -,1 ad Imperia e 1 a La Spezia.

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