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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 14:59.

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La verità del premier Silvio Berlusconi nell'inchiesta sul presunta estorsione ai suoi danni è tutta nero su bianco nelle cinque pagine di memoriale che sono arrivate sul tavolo dei pm di Napoli e sono ora depositate agli atti del Riesame. In quel documento il Cavaliere ricostruisce innanzitutto l'inizio del suo rapporto con l'imprenditore pugliese. «Ho conosciuto il signor Tarantini e sua moglie alcuni anni orsono. Mi è stato presentato come imprenditore di successo e da più parti ho avuto di lui positive indicazioni. Conosco Lavitola da parecchi anni e in particolare per la sua attività di giornalista e di direttore di giornale».

Berlusconi: da Tarantini lettere accorate
Il premier racconta poi della richiesta di aiuto fatta pervenire dai coniugi Tarantini quando furono travolti dal nuovo ciclone giudiziario. «Dopo il suo arresto - aggiunge Berlusconi - Tarantini e la moglie mi scrissero accorate lettere inviatemi presso la segreteria di Roma. Tarantini protestava la propria estraneità alle accuse che gli venivano mosse, si scusava per il disagio che mi aveva procurato, si lamentava per il trattamento mediatico e giudiziario che gli veniva riservato. Sia lui sia la moglie mi fecero sapere che erano in gravissime difficoltà ecomomiche».

Segnalai avvocato a Tarantini
Nelle cinque pagine trasmesse ai magistrati il premier conferma poi di aver segnalato l'avvocato Perroni a Tarantini affinché ne assumesse la difesa. «Conversando casualmente con Lavitola questi disse di conoscere Tarantini -spiega Berlusconi -. Mi risulta che in quel periodo, che collocherei nell'estate 2010, sia nato un buon rapporto di amicizia fra loro. Nello stesso periodo Tarantini mi scrisse che non era soddisfatto dell'operato del suo difensore avvocato D'Ascola. Gli segnalai mi pare attraverso Lavitola alcuni nomi tra cui quello dell'avvocato Perroni che a seguito di una mia telefonata si dichiarò disponibile a difenderlo».

Il ruolo centrale di Lavitola
Il premier chiarisce poi anche fu il direttore dell'Avanti Valter Lavitola a chiedergli di dargli in contanti i soldi destinati all'imprenditore Tarantini. «Feci avere a Tarantini e alla moglie - racconta il presidente del Consiglio - del denaro o consegnandolo direttamente a Lavitola o facendoglielo consegnare, in alcune rare occasione, dalla mia segreteria. Si trattava di somme che variavano tra i 5mila e i 10mila euro, 5mila per Tarantini e 5mila per la moglie. Non sono in grado di ricordare con quale frequenza ciò sia avvenuto. Si tenga presente che tali dazioni sono sempre avvenute in Roma presso la mia abitazione così come gli incontri con Lavitola che soltanto una volta, mi sembra, si sia recato in Arcore. A Roma ho una cassaforte dove tengo sempre disponibile una somma in contanti per le mie spese personali e per le necessità di casa, che alimento io stesso portando del denaro da Arcore».

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