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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2011 alle ore 16:37.

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Bossi compie 70 anni: la vita tenace del Senatur-editore dalla canottiera al TrotaBossi compie 70 anni: la vita tenace del Senatur-editore dalla canottiera al Trota

Ecco una conferma per chi crede nell'astrologia. Perché la tipica tenacia della Vergine Umberto Bossi la incarna a partire dagli occhiali, a goccia, sempre gli stessi da quando 24 anni fa si presentò in Parlamento per prendervi il suo primo seggio da senatore. Oggi che il Senatur compie i suoi solidi 70 anni la sua quinta figlia, la Lega Nord, sembra invece vivere la sua adolescenza tardiva, alternando come i ragazzi giornate ribelli ad altre di sfrenato lealismo verso i propri genitori.

Ma Bossi è tenace e non ha paura di rispolverare quella parola-mantra che placa gli animi dei leghisti, anche perché è la più antica che conoscono: secessione. E anche se è padre nobile del suo partito (fondato a Bergamo nel 1989 insieme all'allora compagna Manuela e una manciata di altri compagni) lui per primo non ha perso il gusto della provocazione grossier e dei gesti dettati dalla pancia. Uno «che a modo suo ha fatto la storia», come recita il titolo della sua biografia appena pubblicata da Giuseppe Baiocchi, passando dagli esordi come cantante con il nome di Donato e un repertorio dai titoli un po' deprimenti come "Sconforto" a poeta dialettale, a frequentatore di alpini taciturni e di battaglieri circoli del Pci. Fino a diventare editore, che è poi la professione indicata nel suo profilo sul sito del Senato.

Fra la cravatta istituzionale e la canottiera da vertice politico in montagna, il sigaro alla Churchill, le frequentazioni accademiche con Miglio e il dito medio, gli slogan tipo Roma Ladrona e i manifesti con il Nord disegnato a forma di gallina dalle uova d'oro, Alberto da Giussano e l'ampolla del Po, al Bossi-copywriter l'anno scorso era stato proposto di conferire una laurea in comunicazione "honoris causa". Anche se poi la passione vera di Bossi era stata la medicina, frequentata a Pavia senza mai laurearsi (pare tuttavia che uscisse di casa con la valigetta per far contenta la prima moglie che lo voleva dottore affermato). Più che la medicina, però, il cuore del Bossi batteva per l'autonomismo del Nord, amore condiviso da sempre con un giovane Maroni che oggi per la prima volta sembra combattuto nell'iniziare la procedura di separazione dall'amico di una vita. Tutt'altra anima quella del rapporto con Berlusconi, prima amico e poi «mafioso», dall'alleanza del 1993 al ribaltone del '94, deciso cenando a sardine nella sua casa di Roma insieme a D'Alema e Buttiglione, fino alla riconciliazione definitiva nel 2001. Attraversata ancora, di tanto in tanto, da qualche momento di distanza.

Per anni è stato sempre un fiume in piena, il Senatur, fin quando ad arginarlo non è arrivato il grave ictus che lo tenne via dalla politica a lungo nel 2004, che gli ha cambiato il viso e lo ha portato a pensare a un erede, un delfino che poi lui stesso ha ribattezzato "Trota": il futuro della lega sembra Renzo, fratello di Eridano Sirio e di Roberto Libertà, oggi 23enne diplomato con sostegno Cepu, iscritto a Economia e consigliere della Regione Lombardia che del padre imita il gusto per la boutade, tipo «nella vita si deve provare tutto tranne culattoni e droga». Umberto sul Monviso e a Venezia lo ha fatto capire un'altra volta, tenendoselo sempre accanto: sarà sempre un Bossi a raccogliere e versare la sacra acqua del Po quando lui mollerà. Mentre continuava a guardare tutti, anche chi storceva il naso, attraverso i suoi occhiali a goccia.

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