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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2011 alle ore 17:09.

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NEW YORK – Questa mattina Barack Obama ha gettato formalmente il guanto di sfida ai repubblicani: in un discorso ispirato, con toni preoccupati per il futuro del Paese in caso di inazione e con un forte richiamo alla responsabilità nei confronti dell'America da parte di tutti i parlamentari, ha proposto, oltre a quelle già decise, una manovra aggiuntiva da 3.000-3.600 miliardi di dollari, tra maggiori tasse e tagli alla spesa pubblica in dieci anni.

Obama chiede però almeno un gesto simbolico in cambio di concessioni sul fronte delle spese sanitarie per gli anziani, per i più poveri e di altre spese sociali: un aumento delle aliquote marginali per i redditi superiori al milione di dollari. Si tratta di una chiara provocazione nei confronti dei repubblicani su un tema che dominerà la campagna elettorale del 2012: se non accetteranno la sua proposta di alzare le tasse per i redditi più elevati e per certe aziende, utilizzerà il suo diritto di veto. La partita politica è delicatissima. Se vi sarà un accordo, il tema fiscale non sara' centrale durante la campagna elettorale. Se non si raggiungerà un accordo si tratterà di determinare a chi l'opinione pubblica attribuirà la colpa, per poi seguire durante la campagna elettorale un dibattito che si farà sempre più astioso in vista del voto del 2012.

Le singole voci su cui agire sono le seguenti: 1.200 miliardi di dollari in spese discrezionali, 580 miliardi di dollari in tagli e riforme di programmi obbligatori, 1.100 miliardi dal ritiro delle truppe in Afghanistan e Iraq, 1.500 miliardi dalla riforma fiscale, 430 miliardi in risparmi nel servizio sul debito. In particolare Obama concede tagli alle spese sanitarie pubbliche per 320 miliardi di dollari.

In aggiunta al miliardo di dollari di tagli già firmato in legge, l'amministrazione torna dunque al Grand Bargain, al grande accordo per ridurre il disavanzo pubblico americano di circa 4.000 miliardi di dollari da qui al 2017, con l'obiettivo di arrivare per quell'anno a un pareggio del disavanzo primario e per portare il rapporto defict pil al livello del 2,1% entro il 2012. Una sfida non facile, che dovrà chiudersi entro il mese di novembre.

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