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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2011 alle ore 14:21.

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Sul viso i segni del ciclone appena passato. Con gli occhi che tradiscono forse l'emozione di parlare di nuovo in pubblico dopo l'inchiesta, le trans, i presunti ricatti e soprattutto le dimissioni da governatore del Lazio. Il ritorno di Piero Marrazzo si consuma ieri alla festa regionale dell'Idv a Roma, a pochi passi da San Pietro. Accanto a lui il nemico politico di sempre, Francesco Storace, da cui Marrazzo ha ereditato la voragine nei buchi della sanità del Lazio.

Si chiamano per nome, si rispettano nonostante le distanze politiche e gli scontri degli anni passati. Tanto che Storace strappa perfino un applauso quando dice che «Piero ha pagato pure troppo, chiudiamola qui. Parliamo di politica».

Marrazzo: mi sono dimesso, ma non dalla vita
I riflettori, però, sono tutti per lui. Marrazzo arriva passando in mezzo alle bancarelle e scatenando un assalto che la sicurezza fatica a trattenere. Poi sul palco l'ammissione delle sue debolezze, ma anche la difesa della scelta di fare un passo indietro. «Con i problemi morali - dice - ciascuno fa i conti con se stesso. Ma io ero un uomo pubblico, per questo mi sono dimesso. Ma non ci si può dimettere dalla vita». Lui però si sente «in pace con la coscienza, perché pur non avendo infranto alcuna norma mi sono dimesso. Chi sbaglia e chiede scusa è un uomo libero, e io lo sono».

La scelta del low profile: non cerco incarichi né partiti
Le domande arrivano e Marrazzo non si sottrae. E vuole esser chiaro: «Io - aggiunge - non ho mai subito ricatti, sono solo stato informato che sarei stato ricattato». Di ritorno alla politica, almeno quella attiva, non ne vuole sentir parlare. Non entrerà nell'Idv, aveva annunciato poco prima il segretario regionale Idv Vincenzo Maruccio. Anche se le voci su un suo prossimo impegno sono tante e non completamente dissipate dalle precisazioni dei vertici regionali dell'Idv. Lui, però, per il momento sceglie di stare defilato. «Non sono in cerca di incarichi, né di partiti. Ma se si parla di politica è mio dovere star qui».

L'ammissione finale: ho sbagliato tanto, non voglio dimenticare i miei errori
In platea c'è metà della sua vecchia squadra di governo. Quando sale sul palco scatta l'applauso, ma anche qualche fischio. Brucia aver perso la Regione, tra i militanti. «Ma il "caso Marrazzo" - dice proprio così - non è stato determinante. La Bonino ha perso di poco, e noi eravamo dati per vincenti». Poi il duello con il suo avversario. I temi scontati: sanità, rifiuti, energia pulita, debito pubblico: Ma il confronto si accende sul rapporto tra etica e politica. È il nodo di fondo della serata. «Dobbiamo dire - si accende Marrazzo - che dove ci sono questioni penali agisca la magistratura. Dove ci sono questioni personali è molto diversò». A fine dibattito Marrazzo è stanco, quasi afono. Ma più disteso. «Se ho mai sbagliato nella vita? Io ho sbagliato tanto - dice prima di infilarsi in taxi - Non voglio che si dimentichi nulla della mia vicenda. Io non voglio dimenticare i miei errori. Ma non si vive solo di questi. Ci ho pensato molto se partecipare o meno perché sapevo che ci sarebbe stata una attenzione mediatica superiore sulla mia persona. Ma sono tornato tra la gente - dice - e non sapete quanto mi è mancata in questi anni».

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