Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2011 alle ore 21:00.
L'ultima modifica è del 21 settembre 2011 alle ore 11:59.

My24

La Lega salverà Marco Milanese nel voto previsto domani alla Camera in cui si dovrà valutare se accogliere o meno la richiesta di arresto formulata dalla procura di Napoli. La riunione del Carroccio, che si è conclusa poco prima delle 21 alla Camera, ha infatti deciso di schierarsi a favore dell'ex braccio destro di Tremonti, che oggi si è autosospeso dal gruppo parlamentare del Pdl e dal partito dopo aver ribadito la sua estraneità ai fatti contestati dai pm campani (corruzione e associazione per delinquere).

Tremonti: sempre avuto fiducia nella giustizia
Sul voto di domani è poi giunto in serata anche il commento di Giulio Tremonti intercettato dall'agenzia Ansa all'uscita del ministero dell'Economia. «Penso che l'accusa e la difesa, i fatti, il diritto, e infine il giudizio possano e debbano essere separati dalla politica», ha detto il ministro interpellato sul test di Montecitorio. Personalmente, ha proseguito il ministro, «ho sempre avuto ed ho fiducia nel regolare corso della giustizia». Mentre il Pdl con Fabrizio Cicchitto ha assicurato «che non ci saranno franchi tiratori».

Fini al Pdl: voto sarà segreto ed elettronico
Comincia quindi il countdown verso il test di domani, in programma alle 12. Con il Carroccio che sia prima che dopo la riunione del gruppo aveva fatto capire chiaramente che si sarebbe opposto all'arresto dell'ex ufficiale delle fiamme gialle. Già prima del confronto, il Senatur aveva risposto così alla domanda dei cronisti sulla posizione del Carroccio. «Io voto per non far cadere il Governo». Poi, all'uscita del vertice, la conferma del no leghista alle manette per Milanese. «Non vogliamo fare cadere il governo.
Tanto l'inchiesta e il processo vanno avanti lo stesso», ha detto il Senatur.
E, ai cronisti che gli hanno poi chiesto se non tema che questa decisione
possa scontentare la base, il leader del Carroccio ha quindi risposto. «"Se lo diciamo assieme io e Maroni vuol dire che abbiamo ragione. La base è sempre con noi, non vi illudete». Lo stesso ministro Maroni prima della riunione aveva ammorbidito i toni. «Vedrete che la Lega sarà compatta e io mi atterrò alla linea».

Fini: voto sia segreto e con sistema elettronico
Domani, quindi, il voto che sarà uno scrutinio non palese e con sistema elettronico: è questa infatti l'indicazione comunicata stamane dal presidente della Camera Gianfranco Fini ai capigruppo di Montecitorio. Respinta quindi la richiesta del Pdl di votare con il sistema delle palline, per garantire meglio la segretezza del voto. Fini ha infatti ricordato che il regolamento prevede il ricorso alle palline solo quando si registrano problemi al sistema elettronico.

Niente da fare per il Pdl: voto segreto senza palline
Niente da fare dunque per l'ultima carta giocata dal Pdl. Che, già in occasione del voto su Alfonso Papa - il deputato del Pdl ora detenuto nel carcere di Poggioreale e travolto dall'inchiesta sulla P4 - si era sollevata contro il ricorso al voto elettronico denunciando la scelta di alcuni deputati dell'opposizione di rendere noto il loro voto (strada peraltro battuta in quell'occasione anche dai leghisti vicini a Roberto Maroni). L'obiettivo, del Pdl era dunque impedire che, come successe il 20 luglio, i deputati potessero usare l'indice della mano sinistra per rendere palese la loro posizione.

L'appello di Fini alla responsabilità
Fini ha però rigettato il tentativo del Pdl facendo appello «al senso di responsabilità di ciascun deputato e dei rappresentanti di gruppi». La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha discusso oggi a lungo della questione, dopo che il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha chiesto che si votasse con le palline. Il presidente della Camera ha però difeso la scelta del sistema elettronico ricordando l'articolo 55 del regolamento della Camera con il quale si stabilisce «che si può votare con le palline solo in caso di malfunzionamento del dispositivo elettronico».

Bocciata la battaglia sul quorum
Lo stesso presidente della Camera ha poi respinto l'altra richiesta avanzata dai capigruppo del Pdl. Che ieri avevano sottolineato la volontà di sollevare il problema del quorum alla Camera vista l'assenza di Papa, ora agli arresti nel carcere di Poggioreale. Durante la conferenza dei capigruppo, Fini ha quindi ricordato che la Costituzione riconosce alle Camere il diritto di pronunciarsi sulla restrizione della libertà dei suoi membri, restrizioni che inevitabilmente producono «effetti» sulla composizione dell'assemblea. Secondo quanto hanno riferito alcuni partecipanti alla riunione dei capigruppo, Fini ha rimarcato che, se passasse la tesi che senza Papa non ci sarebbe il plenum dell'aula, «finirebbe per travolgere tutte le votazioni che sin sono avute dall'autorizzazione dell'arresto di Papa, comprese quelle sulla fiducia al governo e sull'approvazione della manovra».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi