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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2011 alle ore 13:10.
L'ultima modifica è del 22 settembre 2011 alle ore 12:13.

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Il viso tirato quando varca l'aula della Camera. Poi il sospiro di sollievo e un commento buttato lì a bufera passata. «Ce l'ho fatta per il rotto della cuffia. Tremonti? Oggi non doveva mancare, mi ha nauseato». Una critica che corregge poi in corsa. In mezzo il voto dei colleghi deputati che, con 312 voti contrari e 305 favorevoli, lo salvano dalle manette. Così da Montecitorio arriva il no all'arresto di Marco Milanese, ex ufficiale delle fiamme gialle, accusato di corruzione e di associazione per delinquere dalla procura di Napoli e inchiodato dalle dichiarazioni di Paolo Viscione, imprenditore campano e figura chiave dell'inchiesta. Mentre fuori il popolo Viola accoglie il voto al grido di «vergogna, vergogna» accompagnato dal lancio di monetine da cinque centesimi.

Bossi: alleati leali. Fino al 2013? Vedremo giorno per giorno
Silvio Berlusconi
in aula si dice soddisfatto e si lascia scappare solo un «sì, non rilascio dichiarazioni» davanti ai cronisti che gli chiedono se l'esito dello scrutinio lo soddisfi. Poi si ferma a chiaccherare convinto che il test sia l'ennesima prova di una maggioranza salda nei numeri. «Andremo avanti fino alla fine della legislatura». Subito dopo arriva anche il commento di Umberto Bossi. «Abbiamo dimostrato di essere alleati leali. Se lo sarà fino al 2013? Questo lo vedremo giorno per giorno». E nel Pdl monta intanto la rabbia contro il ministro Tremonti che in aula non c'è, impegnato a Washington per la riunione del Fondo monetario internazionale.

L'assenza di Tremonti scuote il Pdl. Berlusconi: è immorale
Gli attacchi si sprecano, da Daniela Santanchè («assenza vergognosa») a Guido Crosetto («forfait indica valore dell'uomo»), per la verità mai tenero con il superministro. Anche il Cavaliere, però, è parecchio infastidito. Si trattiene davanti ai cronisti («altre domande?», prova a glissare), ma con i suoi è una furia. «È immorale», è il commento consegnato al riparo da taccuini e telecamere.

Sette franchi tiratori nella maggioranza
Ma ecco i numeri. A conti fatti il Governo si salva per sette voti di scarto, anche se in aula, a votazione conclusa, Enrico Letta del Pd chiede lumi. «Io ho votato regolarmente, ma nel tabulato della votazione non appare il mio voto. Presidente, che è successo?», dice rivolgendosi a Gianfranco Fini. I sì all'arresto sono quindi 306, aggiunge Letta, ma cambia poco per Milanese. Anche se, a bocce ferme, sono 7 i franchi tiratori della maggioranza che hanno votato con le opposizioni per il suo arresto: i deputati dell'opposizione erano 299 mentre il sì alle manette è stato autorizzato da 306 deputati (considerando anche il voto di Letta).

Dopo lo scrutinio il deputato a colloquio con il premier
Milanese incassa comunque il salvataggio e dopo lo scrutinio si infila nella sala riservata al Governo dove ad attenderlo c'è Silvio Berlusconi. Mentre nell'emiciclo Roberto Maroni si avvicina a Umberto Bossi e i due parlottano nei banchi del Governo: l'accordo per il no alle manette, siglato ieri a Montecitorio tra cerchio magico e maroniani, ha retto nonostante le frizioni delle ultime settimane e una base che certo faticherà a digerire l'ennesima sponda offerta dal Senatur al Cavaliere.

Milanese nervoso al suo arrivo in Aula
Lui, l'ex ufficiale delle fiamme gialle, arriva alla Camera molto presto, l'aria nervosa, si infila tra i banchi della maggioranza sfuggendo ai cronisti dopo una rapida stretta di mano con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Nell'emiciclo, però, resta per molto tempo da solo, poi i colleghi cominciano a circondarlo. L'ex consigliere di Tremonti parla per due volte con il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto, poi sale agli ultimi banchi della maggioranza nella parte alta dell'emiciclo, parlando al cellulare.

Alcuni colleghi lo rincuorano prima del test
Milanese appare visibilmente nervoso, anche quando gli si avvicina il collega di partito Amedeo Labocetta, quindi scambia qualche battuta anche con altri deputati della maggioranza, in un saliscendi dalla parte alta a quella bassa dell'emiciclo. Un giro di contatti che lascia intravedere le ultime trattative per riportare a più miti consigli i malpancisti del Pdl. Quando è giù, Milanese saluta il relatore di maggioranza in Giunta Fabio Gava, che ha appena concluso il suo intervento. Risale subito dopo, nello stesso momento in cui a prendere la parola sono i relatori di minoranza Marilena Samperi del Pd e Federico Palomba dell'Idv.

Dichiarazioni di voto senza sussulti
Intanto le dichiarazioni di voto scorrono via senza sussulti. Maurizio Paniz (Pdl), lo difende ricordando il caso di Alfonso Papa. Stesso refrain della Lega con Luca Paolini che invoca il fumus persecutionis. Tesi respinta dall'opposizione. Così dall'Idv all'Udc è tutto un fiorire di critiche verso l'ex braccio destro di Tremonti e un ripercorrere le sue vicende giudiziarie con il finiano Giuseppe Consolo che chiede provocatoriamente al Carroccio di indicare «qual è il fatto nuovo rispetto a Papa». Mentre il Pd, con Ettore Rosato, ribadisce che Milanese «non è un perseguitato politico e se non fosse un parlamentare sarebbe già in carcere». Ma lui è ancora un onorevole della Repubblica e le sbarre per ora possono aspettare.

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