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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2011 alle ore 10:33.

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La spremitura dei 240 mila paperoni degli Stati UnitiLa spremitura dei 240 mila paperoni degli Stati Uniti

Anche i ricchi piangono, anzi, in ordine, detraggono dai loro redditi, deducono, compensano crediti con debiti fiscali, applicano esenzioni e aliquote ridotte e, ciliegina sulla torta delle tavole statistiche presentate dall'Agenzia delle Entrate statunitense, l'Irs, in 25mila versano ogni anno zero-dollari sul piatto dell'imposta sui redditi delle persone fisiche. Sul versante opposto, non delle uscite ma degli incassi, il trend, e i volumi recenti, registrati dall'IRS e riconducibili ai contribuenti milionari appaiono ben diversi.

I redditi dichiarati, infatti, risultano pari, dall'analisi sulle dichiarazioni trasmesse nel 2010, quindi per l'anno d'imposta 2009, a circa 740miliardi di dollari. Non si tratta d'una cifra da primato, nel 2007, infatti, si era discretamente prossimi alla soglia dei 1000miliardi di dollari, comunque quanto basta per consentire ai contribuenti milionari di riportare, in media, redditi annuali pari a 3milioni di dollari. E la Crisi? La debacle del debito e la stagnazione delle ripartenze mascherate d'una economia, quella statunitense, che promette di correre pur continuando impassibile a camminare in un estenuante Waiting-for Godot a sfondo finanziario?

Gli invitati al buffet del fisco
Nel dettaglio, i contribuenti milionari chiamati da Obama a dare di più alla collettività, risultano 240 mila. Il loro contributo annuale, in termini d'imposta sui redditi delle persone fisiche, non eccede i 180 mld di dollari, 178 mld per l'esattezza, una quota pari al 12 per cento del totale, cioè di quanto versato dai restanti 141 milioni di contribuenti individuali. Conseguentemente l'aliquota effettiva applicata non oltrepasserebbe il 22 per cento. In realtà, al netto di una lunga fila di deduzioni, e incentivi piuttosto variegati, l'imponibile netto dei milionari, sul quale si applicano le aliquote del fisco, si arresta sul margine di 630 mld di dollari distaccandosi dagli iniziali 800mld che ne segnano l'esordio tra le tabelle compilate e riportate dalle Entrate federali statunitensi. Dunque, i miliardi tassati in via ordinaria secondo le aliquote standard dell'imposta individuale sui redditi sono soltanto 230 mld. La somma restante deriva dall'accorpamento dei guadagni originati, in ordine, dagli interessi percepiti, 50mld di dollari, dai dividendi, 90mld, dai guadagni da capitale cumulati, capital gains, 300mld, e da altre decine di miliardi originate da Royalty, vendite non inerenti a beni patrimoniali e, per finire, una gran varietà di prodotti finanziari. Alla luce di questo scenario fiscale, come ricordano, e certificano i tecnici dell'Irs, il milionario Usa compensa con perdite, applica diverse, e spesso variabili aliquote sui suoi guadagni e, al termine della corsa, aggrega un reddito di molteplice derivazione e fonti, in definitiva non raffrontabile con quello del comune contribuente medio statunitense.

La regola del 35 per cento genererebbe almeno 50 mld di maggiori entrate
Seguendo il piano previsto da Obama, il 22 per cento oggi rappresentativo dell'aliquota effettiva per il calcolo dell'imposta individuale da versare per i milionari salirebbe comunque, e invariabilmente, al 35 per cento. Risultato, il quantum versato, ora fermo a 178 mld, salirebbe apparentemente ad un massimo di 280 mld. In realtà, considerando il reddito netto di 623 mld piuttosto che quello imponibile lordo di 800 mld, il gettito finale versato dai 240mila Paperoni al fisco sarebbe pari a 221 mld. In molti ritengono questa la stima reale e più apprezzabile.

Da 1 milione di dollari a 200 mila dollari, la roulette fiscale continua
Tra questi, sono soprattutto i consiglieri di Obama che sottolineano, da settimane, come due sarebbero le novità reali, e operative, sulle quali incidere concretamente. Innanzitutto, la riduzione di esenzioni e deduzioni di cui beneficiano, seppur agiati, anche i contribuenti più ricchi e, secondo punto, estendere il plafond delle modifiche raggiungendo anche i redditi, più in basso, che oltrepassano i 200 mila dollari l'anno, in pratica il portone che apre la via nel territorio finanziario delle disponibilità e delle capacità di spesa. Dunque, agire celermente sfoltendo la jungla di esenzioni e norme ad hoc grazie alle quali ogni anno i redditi sopra questa soglia, e fino al punto più alto della piramide dei contribuenti facoltosi, cioè i milionari, sottraggono ordinariamente a tassazione più di 1000 mld di dollari l'anno. Ebbene, lavorando sul doppio binario del 35 per cento oltrepassato il milione di dollari e del taglio netto alle chance d'accedere a deduzioni, sconti, esenzioni, crediti e rimborsi, esteso a cascata fino ai redditi superiori a 200 mila dollari, soltanto in questo caso l'ipotesi di gettito dell'Irpef statunitense potrebbe lievitare fino a registrare una crescita sicuramente maggiore a 100 mld di dollari. Naturalmente, piani, e possibili varianti, elaborate, disegnate e diffuse dalla Casa Bianca e che il Congresso, Repubblicano, potrebbe semplicemente, nell'ipotesi più elegante, respingere al mittente "No, Tahnks".

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