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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2011 alle ore 08:09.

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di Rossella Bocciarelli
Non sarà per oggi, perché oggi non è prevista alcuna riunione di governo. E tuttavia, come anticipato dal Sole 24 Ore, potrebbe essere questo il percorso scelto al prossimo consiglio dei ministri: per superare lo stallo fra le candidature contrapposte per la successione a Mario Draghi e arrivare ad indicare un nome che raccolga il più ampio consenso possibile, c'è infatti l'ipotesi che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi porti all'attenzione di un pre-consiglio una rosa di candidati (tre in tutto), per poi inoltrare per il parere obbligatorio il nome prescelto al consiglio superiore della Banca d'Italia e procedere al perfezionamento della nomina con il concorso determinante del presidente della Repubblica.

La conferma del fatto che la strada da seguire dovrebbe essere questa è emersa ieri nel corso del vertice di maggioranza che si è occupato anche della nomina del futuro governatore. È un modo, come hanno spiegato ieri fonti della maggioranza, per mettere fine al braccio di ferro con il ministro dell'Economia supportato dal leader della Lega Nord. L'idea sarebbe infatti di proporre tre candidature: quella di Fabrizio Saccomanni, che resta il nome in pole position, quella di Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, candidatura gradita al titolare di via XX Settembre e alla Lega Nord; il terzo candidato sarebbe Lorenzo Bini Smaghi, attuale membro italiano dell'esecutivo della Banca centrale europea.

I ministri a quel punto sarebbero chiamati ad esprimersi, indicando palesemente la propria scelta: il nome che raccoglierebbe più consensi diventerebbe automaticamente la candidatura ufficiale che il governo proporrebbe, secondo la procedura, al consiglio superiore della Banca centrale. In questo caso, il favorito resterebbe l'attuale direttore generale di Via Nazionale, che dovrebbe ottenere il maggior numero di consensi, soprattutto tra i ministri di stretta ordinanza Pdl. L'altra strada presa in considerazione ieri sarebbe quella di arrivare ad un accordo tramite un vertice a tre: Berlusconi, Bossi, Tremonti. Un'idea contro la quale ha sparato a zero l'opposizione: «All'irresponsabilità della maggioranza sembra non esserci fine» ha dichiarato ieri Stefano Fassina, responsabile economico del Pd. «Con l'ipotesi di un vertice di maggioranza per decidere il nome del candidato a Bankitalia, Berlusconi, Tremonti e Bossi continuano a dimostrare di non aver ancora compreso le ricadute del loro comportamento sulla credibilità del nostro Paese e, di riflesso, sulla possibilità per l'Italia di uscire dalla crisi».

Ma, successivamente, è stato lo stesso capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, a sottolineare che la strada da seguire in base alla legge non è quella dei vertici politici: «Ovviamente – ha detto Cicchitto – il tema della nomina del governatore della Banca d'Italia non è di competenza dei capogruppo parlamentari. Noi parlamentari oggi abbiamo esaminato solo alcuni aspetti procedurali che devono essere quelli ispirati alla logica istituzionale di un confronto fra il presidente del consiglio, a cui spetta la decisione finale, e il consiglio superiore di Banca d'Italia».
Dunque, i curriculum sui quali entro pochi giorni verrebbe svolto questo presondaggio informale in seno al governo sarebbero tre: accanto a quelli più "gettonati" di Fabrizio Saccomanni, fortemente sostenuto dalla struttura interna e di Grilli, è tornata alla ribalta ieri anche la candidatura di Lorenzo Bini Smaghi che ha promesso di lasciare l'attuale incarico in Bce in concomitanza con l'arrivo di Draghi alla presidenza dell'Eurotower.

Ma, ovviamente, non mancano le possibili sorprese, da ricercare tra gli uomini che hanno esperienza e standing internazionale nel mondo dell'economia. In questo senso, mostra sicurezza il titolare della Funzione Pubblica, Renato Brunetta: «Ricordo che a suo tempo Berlusconi ha indicato Mario Draghi che è stata una grande scelta. Il presidente farà nelle prossime settimane altrettanto una grande scelta», assicura. Di sicuro, sotto questo profilo, tra i papabili c'è Mario Monti, che mercoledì sera si è incontrato con Draghi. E tra i «considerati» resta anche l'attuale vicedirettore generale di Banca d'Italia, Ignazio Visco: a lui vanno le preferenze di chi non vuole scontentare Tremonti ma, allo stesso tempo, cerca una soluzione che possa essere gradita anche all'interno di via Nazionale.

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