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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2011 alle ore 17:39.

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Le donne italiane non se la passano bene. E non c'è nulla di moralistico in questa valutazione, né riferimenti alle solite questioni di dosaggi lavoro-famiglia. Non se la passano bene nel senso base, cioè con la salute, tanto che anche il celebre primato della longevità rispetto ai maschi sta cedendo. A dimostrarlo è la terza edizione del "Libro Bianco sulla Salute della donna", presentato oggi da Onda (l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna) nella sede romana di Farmindustria.

Le morti per ictus e infarti aumentate del 15% in 20 anni
Il dato più preoccupante riguarda le malattie cardiovascolari: infarti e ictus mortali, infatti, un tempo appannaggio di uomini che bevevano e fumavano convintamente, sono aumentati addirittura del 15% nel giro di vent'anni. Gli studi condotti sulla popolazione femminile, infatti, calcolano in Italia 130mila decessi ogni anno, di cui 33mila per infarto del miocardio, numero che supera di tre votle le morti per tumore alla mammella.
Ed è proprio la vita delle donne in generale ad essere peggiorata, tanto che la loro longevità media si è allungata negli ultimi quattro anni di soli 0,3 anni (dagli 84 anni nel 2007 agli 84,1 nel 2009 fino agli 84,3 nel 2010), battuta dall'aspettativa di vita degli uomini che è aumentata di 0,4 anni (attestandosi comunque a 79,1).

Bere e fumare danneggia il cuore delle donne cinque volte di più rispetto agli uomini
Il fatto è che alle donne piace sempre di più bere e fumare. Peccato che ogni sigaretta e ogni bicchiere di alcol danneggi il loro cuore e il sistema circolatorio cinque volte di più degli uomini, come ha dimostrato di recente uno studio del Centro cardiologico Monzino di Milano.
E poi va accusato uno stile di vita sempre più sedentario, perché muoversi vorticosamente fra ufficio, auto e casa rende l'esistenza più attiva solo in superficie. Anche nutrirsi correttamente sembra un'impresa ormai impossibile, anche perché troppo spesso si abdica alla dieta mediterranea con dosi massicce di proteine da carne rossa e alimenti troppo raffinati e calorici.

Da non sottovalutare lo stress da ruolo di "caregiver"
«A ciò si aggiunga il fatto che per questioni di cultura e per la propensione al ruolo di "caregiver" nei confronti della famiglia, la donna tende a minimizzare i problemi di salute - ha sottolineato Francesca Merzagora, presidente Onda - Con il risultato che solo una su tre si sottopone a un controllo annuale cardiocircolatorio, anche nel periodo della menopausa, quello più critico in cui aumentano notevolmente i rischi per il cuore». Che peggiora la sua corsa con la depressione, a sua volta causata spesso da un sistema sociale che riversa sulle spalle della donna un carico di fatiche e responsabilità, sia in ambito lavorativo che familiare.

Depressione e nevrosi, nemici dietro l'angolo
Da qui si aprono anche le valutazioni sui disturbi psichici delle donne, «ancora sottovalutati», secondo lo studio, e causati da alterazioni ormonali nelle diverse fasi riproduttive (gravidanza, puerperio e menopausa) ma anche da un maggior numero di eventi stressanti (lutto, separazioni, logorio delle incombenze quotidiane). Certo, conforta che fra 2000 e 2007 sia calato il tasso di mortalità sia per disturbi psichici - per entrambi i generi fatta eccezione per alcune regioni, come il Trentino-Alto Adige - sia per suicidio e atti di autolesionismo, anche se comunque con una netta prevalenza di quelli femminili (-23,5% per 10mila contro -14,56% per 10mila).

«Oggi le donne hanno problemi nuovi e ben più gravi rispetto agli uomini. A partire dalla solitudine e dall'insicurezza - spiega sempre Merzagora - L'assenza del marito o del compagno, separazioni o divorzi, mancanza di lavoro o di pensione, comunque di un reddito, colpiscono le donne molto più della popolazione maschile e sono alla base di problemi sociali ed economici decisivi che influenzano l'equilibrio psico-fisico della donna. E come se non bastasse, con l'aumento delle nevrosi tra le donne italiane è in costante crescita anche il consumo di antidepressivi, tuttavia non sempre sotto controllo o non sufficienti nel trattamento di questo genere di malattie». (Ch. B.)

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