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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 09:43.

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Potrebbe essere una di quelle notizie che ti fanno guardare al futuro con nuovo ottimismo, quanto una furba operazione di marketing. Intanto, la più grande catena di supermercati al mondo, la Wal-mart, con sede a Bentonville, Arkansas, con uno sfavillante comunicato ha fatto sapere che investirà ben 20 miliardi di dollari spalmati nei prossimi cinque anni per favorire il lavoro femminile e in generale le donne.

In dettaglio, quei soldi serviranno ad acquistare prodotti provenienti da aziende guidate da donne (4 miliardi l'anno, contro i 2,5 di oggi), per arrivare a duplicare tali acquisti entro il 2016; poi, a finanziare la formazione femminile in industrie e aziende agricole che forniscono prodotti a Wal-Mart, mentre altri 100 milioni di dollari saranno stazniati per sostenere il lavoro delle donne nei Paesi in via di sviluppo (come il Bangladesh, da dove provengono molti capi d'abbigliamento venduti sugli scaffali dei loro oltre 3mila punti vendita in America).

Quindi perché sospettare la presenza di secondi fini dietro questa nobile iniziativa? Perché Wal-Mart è appena uscita indenne da un'enorme class action, mossa proprio dalle donne. A giugno, infatti, la Suprema Corte degli Stati Uniti ha dichiarato archiviata la causa di oltre un milione di donne, lavoratrici ed ex dipendenti di Wal-Mart, che avevano accusato la catena di discriminazioni sul lavoro. All'inizio, nel 2001, la causa era stata mossa da sole sei dipendenti, ma il crescente numero di donne che nel tempo l'hanno sottoscritta ha reso indispensabile anche il coordinamento via internet, tramtie il sito www.walmartclass.com.

Anche se la questione per ora è ferma (pare infatti, che questo tipo di causa contro Wal-Mart si possa continuare a intentare a livello individuale), il sospetto che questo investimento sia anche un'operazione di salvataggio di immagine serpeggia. Anche perché, a fare due conti, non è che Wal Mart si sveni per sostenere le donne, visto che i 20 miliardi di dollari sono appena il 5% del suo enorme fatturato, che nel 2010 ha superato quota 405 miliardi.

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