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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2011 alle ore 18:18.

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Il nome in pole position per il dopo Draghi resta, come confermano nell'entourage di Silvio Berlusconi, quello di Fabrizio Saccomanni, attuale direttore generale di Via Nazionale. E il premier si starebbe sempre più convincendo che la partita per la successione alla guida di Bankitalia vada risolta senza arrivare al Consiglio dei ministri, ma attraverso un accordo politico con Umberto Bossi e soprattutto con Giulio Tremonti. Il ministro resta infatti il principale ostacolo alla "promozione" di Saccomanni, visto che il Cavaliere è sicuro che la preferenza espressa dal Senatur per il candidato tremontiano - il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli - sia tutt'altro che granitica. E intanto Gianfranco Fini stigmatizza la scelta del Cavaliere di «fare riunioni di maggioranza» per designare il nuovo governatore.«Così si rischia di politicizzare un'istituzione che invece dovrebbe rimanere autonoma».

Guerra aperta a via dell'Umiltà contro il ministro
Berlusconi vuole quindi superare lo stallo facendo prevalere la scelta "interna" anche perché sul dopo-Draghi si gioca una partita fondamentale all'interno del Pdl. Dove ormai è guerra aperta contro il ministro dell'Economia, uscito praticamente indenne dal ciclone Milanese e che è tornato a rispolverare i vecchi e odiati metodi accentratori. A partire da quel Dpcm sui tagli ai ministeri che i colleghi si sono visti spiattellare sulle scrivanie senza alcuna consultazione preventiva.

La "cabina di regia" sul Dl sviluppo per mettere a tacerela rivolta
Una sollevazione che Berlusconi fatica a trattenere tanto da esser stato costretto ad accettare, sul decreto sviluppo - con conseguente slittamento dei tempi del varo - la messa a punto di una "cabina di regia" partito-gruppo per offrire a un Pdl, sempre più in fermento, una parvenza di contraltare rispetto allo strapotere di Tremonti. Nessuno, per la verità, si fa illusioni sull'effettiva capacità di incidere di questo nuovo organismo perché la partita vera tra Berlusconi-Pdl, da un lato, e Tremonti dall'altro si gioca sul nuovo governatore. «È evidente che la cabina di regia non riuscirà a imbrigliare Tremonti - ammette un fedelissimo del Cavaliere - e che lui continuerà ad avere in mano il boccino dei provvedimenti strategici, ma su Bankitalia Berlusconi si gioca buona parte della sopravvivenza del partito».

Il Pdl a rischio implosione sul match di Bankitalia
Non a caso l'addio ieri di Santo Versace e il suo rinvio ad altri mal pancisti pronti a lasciare non sono stati affatto sottovalutati a Palazzo Grazioli. Non tanto perché, come dice Giro, «Berlusconi tiene moltissimo a Versace», quanto piuttosto perché il malessere segnalato dall'imprenditore calabrese è molto più ampio di quei 15 deputati pronti ad andarsene. «Se il premier cederà su Saccomanni - sostiene un esponente di spicco del Pdl - vorrà dire che non conta più nulla e che Palazzo Chigi è commissariato da Tremonti e Bossi. A quel punto si aprirebbero le porte di una emorragia dagli esiti imprevedibili».

Casini sollecita il premier: Berlusconi scelga e superi veti Tremonti
Ecco perché il Cavaliere ha fretta di risolvere la partita. Non a caso Ignazio La Russa ricorda che «la decisione sul futuro del governatore di Bankitalia spetta al presidente del Consiglio, non al Consiglio dei ministri. Ma sbaglia chi pensa che Berlusconi voglia esercitare il suo potere d'imperio. Così come sbaglia chi ritiene che non voglia esercitare il potere che gli è conferito dalla legge». Mentre il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, torna sollecitare il premier «ad assumersi al più presto le sue responsabilità e superare i veti di Tremonti».

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