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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2011 alle ore 19:05.

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La porta tra Pdl e Terzo polo non è ancora chiusa, ma i margini per trovare un'intesa sul Ddl intercettazioni - che mercoledì riparte dall'aula della Camera - sono stretti. Così al Sole24ore.com un centrista di lungo corso detta le condizioni. «Se ci sarà un passo indietro da parte loro noi siamo pronti a trattare, altrimenti sarà lo scontro». Che, detto fuor dal politichese, vuol dire niente ritorno in toto al Ddl Mastella («su quello siamo pronti alle barricate», ammette la stessa fonte), ma confronto su alcuni punti. Prima, però, di decidere quale sarà l'esito finale, l'Udc aspetta di vedere le proposte di modifica su cui stanno lavorando i deputati del Pdl, Enrico Costa e Manlio Contento.

Martedì pomeriggio ultimo termine per presentare gli emendamenti
Il timing è fissato per domani pomeriggio alle 14, termine ultimo per la presentazione degli emendamenti (alle 12.30, invece, spetterà alla conferenza dei capigruppo decidere come andare avanti). Ma intanto la maggioranza sta valutando se presentare uno o più emendamenti al testo oppure non presentarne affatto. Come pure resta aperta la questione della fiducia. Considerata l'extrema ratio dalle parti del Pdl, ma se si decidesse di accelerare i tempi sarebbe un passaggio obbligato. In barba a qualsiasi tentativo di dialogo con il Terzo polo, visto che Pd e Idv hanno già annunciato il loro niet a qualsiasi tentativo di riesumazione del vecchio Ddl Mastella.

Casini: Terzo polo aperto al confronto se non sarà legge vendetta
Il match si gioca tutto dunque sull'asse Berlusconi-Casini. Con il leader dell'Udc che giusto sabato scorso è tornato a ribadire i confini di una possibile intesa. «Se c'è equilibrio nel fare la legge il Terzo polo c'è, se si fa una legge per vendetta contro i magistrati noi non ci stiamo». I contatti sono in corso e continueranno fino all'ultimo minuto utile. Il primo nodo è l'udienza filtro, cioè il momento in cui si dovrebbe decidere quali intercettazioni sono rilevanti ai fini del processo e quali no. Passaggio fondamentale per i centristi, ma sul quale il Pdl sembra essere molto più freddo.

Pd e Idv sugli scudi: no a legge che imbavaglia la stampa
Resta poi da sciogliere il tassello di cosa può essere pubblicato. Il Pdl spinge per il black out totale facendo leva sul Ddl Mastella che imponeva il divieto di pubblicazione «anche parziale, per riassunto o nel contenuto» degli ascolti. I centristi si oppongono a questa scelta perché significherebbe un bavaglio assoluto per la stampa ed è soprattutto su questo che si decide la partita. Mentre dal Pd arriva un netto "no" firmato dalla capogruppo in commissione Giustizia, Donatella Ferranti. «Ci opporremo a un Ddl che rischia di diventare un "de profundis" per la cronaca giudiziaria», spiega l'esponente democratica annunciando le 63 priorità selezionate dal suo gruppo rispetto ai 400 emendamenti messi a punto dai democratici. Sulla stessa falsariga anche Antonio Di Pietro, leader dell'Idv. «Non potremo mai consentire che per fini privati si privi l'opinione pubblica del diritto a essere informata su quanto chi è al potere e al governo sta commettendo». E mercoledì in piazza del Pantheon a Roma nuovo presidio del Comitato per la libertà di informazione contro «una legge considerata ingiusta e sbagliata».

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