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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2011 alle ore 07:33.
L'ultima modifica è del 07 ottobre 2011 alle ore 07:56.

Un applauso planetario ha salutato Steve Jobs. È stato l'esploratore di un futuro che valeva la pena di costruire. Un lutto planetario. Imprenditori e nerd. Autori, artisti, architetti.
Fan e fanatici. Leader di mezzo mondo, dal presidente degli Stati Uniti a quello della Russia. Persino i nemici e gli avversari di sempre. Si sono inchinati all'autorità intellettuale del terzo millennio: all'interprete del cambiamento, all'esploratore che ha varcato i confini dell'impresa, all'artista della tecnologia. Centinaia di milioni di persone hanno saputo della notizia, forse toccando una delle sue opere, e hanno lanciato un pensiero verso Palo Alto dove è morto Steve Jobs, l'ispiratore di una nuova dimensione della vita quotidiana. Se n'è parlato al bar e in ufficio, a casa e a scuola. La notizia si è diffusa su tutti i media, digitali e analogici.
Con un sentimento che ha superato i confini dell'economia, della tecnologia e della cultura aziendale, di certo inconsueto per un imprenditore. Più adatto a un maestro. Un sentimento che ha superato il rispetto. Che ha contagiato anche chi era contro di lui. Che ha coinvolto anche chi non aveva alcun interesse per la tecnologia. Come è potuto succedere, a un pirata, a un nerd, a un orfano autodidatta e malato, a un uomo d'azienda come Steve Jobs?
Steve Jobs si è preso la responsabilità di interpretare la grande trasformazione del millennio. E le sue opere, una dopo l'altra, hanno cambiato la tecnologia e soprattutto il suo senso, tracciando una prospettiva nell'epoca della conoscenza, di internet, della globalizzazione. Orfani, come lui, delle certezze industriali, gli abitanti del pianeta hanno forse visto nelle sue intuizioni e nelle storie che le raccontavano un'ispirazione per interpretare a loro volta la contemporaneità.
Una grande manifestazione mondiale di sentimento per la morte di un imprenditore non è certo un evento normale. L'economia o la tecnologia di solito non muovono i cuori. Perché dunque si sono scossi per la fine di Steve Jobs? Forse perché la sua biografia era quella di un eroe bistrattato dalla sorte che si risolleva con le sue forze. Forse perché l'amore che metteva nelle sue opere era contagioso. Forse perché decideva paternamente che cosa fosse giusto e che cosa sbagliato nella tecnologia. Di certo, perché esplorava prima degli altri il futuro che valeva la pena di costruire.
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