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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2011 alle ore 11:16.

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Bocciate le previsioni che davano per certa l'assegnazione del Nobel ai leader della primavera araba anche se uno dei fatti più dirompenti del 2011 è comunque presente nella scelta dei giurati di Oslo. Il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato a tre donne: il presidente della Liberia, Ellen Johnson-Sirleaf, la connazionale Leymah Gbowee che lanciò una mobilitazione femminile contro la guerra civile e l'attivista yemenita per la democrazia Tawakkul Karman. Il premio che verrá consegnato il prossimo 10 dicembre nella tradizionale cerimonia ad Oslo è stato conferito, si legge nelle motivazioni, «per il loro impegno non violento per la sicurezza delle donne e i diritti delle donne di partecipare a pieno al lavoro di costruzione della pace».

Donne coraggiose
Leymah Gbowee, ottanta anni, è una militante pacifista e nonviolenta che ha contribuito a mettere fine alle guerre civili che hanno dilaniato il suo paese sino al 2003. Piccola, di carnagione chiara (per questo è soprannominata rossa), Gbowee ha da poco pubblicato la sua autobiografia, "Mighty Be Our Powers: How Sisterhood, Prayer, and Sex Changed a Nation at War" ("La forza dei nostri poteri: come le comunità di donne, la preghiera e il sesso hanno cambiato una nazione in guerra").Tra le iniziative più note dell'attivista, di etnia Kpellè, nota anche come la "guerriera della pace", va ricordato "lo sciopero del sesso", un'iniziativa che costrinse il regime di Charles Taylor ad ammetterla al tavolo delle trattative per la pace".


Ellen Johnson Sirleaf, classe 1938, attuale presidente della Liberia e prima donna a rivestire questo incarico nel continente africano è arrivata al potere nel 2005, la «Signora di ferro» africana è impegnata nella ricostruzione del suo Paese, devastato da 14 anni di guerra civile che ha fatto 250.000 morti. Di formazione economista, Master of Public Administration presso l'Università Harvard nel 1971, Johnson-Sirleaf parte in esilio a Nairobi, in Kenya, nel 1980, dopo il rovesciamento dell'allora presidente William Tolbert. Torna in patria solo nel 1985, per partecipare alle elezioni, ma quando accusa pubblicamente il regime militare, è condannata a dieci anni di prigione. Rilasciata dopo poco tempo, si trasferisce a Washington e torna in Liberia solo nel 1997 nel ruolo di economista, lavorando per la Banca Mondiale e per la Citibank in Africa.

Corre per la prima volta alle presidenziali contro Charles Taylor nel 1997, ma raggiunge solo il 10% dei voti, contro il 75% di Taylor, che poi l'accusa di tradimento. Dopo la sua vittoria alle elezioni del 2005, Johnson-Sirleaf pronuncia uno storico discorso alle camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, chiedendo il supporto americano per aiutare il suo paese a «divenire un faro splendente, un esempio per l'Africa e per il mondo di cosa può ottenere l'amore per la libertà». Johnson-Sirleaf è madre di quattro figli (due vivono negli USA e due in Liberia) e ha sei nipoti,.

Ha invece appena 32 anni Tawakkol Karman è un'attivista yemenita per i diritti umani, divenuta in poco tempo la leader della protesta femminile contro il regime. Giornalista e fondatrice dell'associazione «Giornaliste senza catene» è militante nel partito islamico e conservatore Al Islah, primo gruppo di opposizione. Nel gennaio di quest'anno era stata arrestata dalle autorità yemenite, costrette poi a rilasciarla sotto la pressione delle manifestazioni in suo sostegno, che hanno portato in strada migliaia di persone.

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