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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2011 alle ore 17:09.

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Ieri era stato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ad affondare il Ddl intercettazioni. «È una legge buona solo per l'interesse di qualcuno». E oggi a tuonare contro il provvedimento è la finiana Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia ed ex relatrice del testo dal quale si è smarcata, rassegnando le dimissioni, mercoledì scorso. «Il testo è peggiorato - spiega l'avvocato di Fli - perché Berlusconi si presenta con la faccia del garantista, ma in realtà non lo è affatto». Parole che affondano l'invito al dialogo, rinnovato oggi anche dal pidiellino, Enrico Costa. Che al Corsera aveva detto «di confidare «nella capacità di mediazione di Casini» perchè, a suo avviso, «nel terzo polo convivono diverse aspirazioni».

Il Pdl stretto tra il niet del terzo polo e i mal di pancia interni
La maggioranza è attesa mercoledì prossimo alla Camera quando in Aula riprende la battaglia sul provvedimento, ma l'affondo della finiana non lasciano intravvedere grandi spiragli per un accordo tra il Pdl e il terzo polo. Senza contare che i mal di pancia interni al partito del premier sono un altro segnale di allarme per Silvio Berlusconi soprattutto se prevarrà l'idea di porre la fiducia sul Ddl.

Bongiorno: Berlusconiha stravolto il Ddl
Intanto, però, la Bongiorno boccia la legge/(«stravolta dal premier») e, rispondendo alle domande di Lucia Annunziata nel corso della trasmissione di Raitre, "In mezz'ora", si scaglia con toni durissimi contro il presidente del Consiglio: «Si sente ossessionato dai pm e non fa altro che pensare come risolvere i propri problemi giudiziari. Lui è un imputato privilegiato, ha il potere di legiferare ma non lo sta affatto utilizzando per battaglie garantiste». Anzi, avverte ancora la finiana, «non c'è una sola legge fatta per la giustizia, sia il processo breve che le intercettazioni sono cose che interessano solo Berlusconi».

L'ex relatrice: non credo sia possibile mediazione in 24 ore
Parole che allontanano quindi la possibilità di un accordo tra il Pdl e il terzo polo.«Non so se si andrà a votare», prosegue Bongiorno, perché «se ci vogliono due anni e mezzo per trovare una mediazione e i 24 ore è tutto stravolto, non capisco come in due giorni e mezzo si possa trovare mediazione». Insomma, l'esponente di Fli è convinta che il terzo polo non si sfalderà sulle intercettazioni e i centristi non cederanno al pressing del Pdl affinché si trovi un accordo. «L'Udc potrebbe virare sulle posizioni del Pdl? Per quello che è stato dimostrato mi sembra ci sia stata assoluta coerenza tra Udc e Fli. Quando mi sono dimessa non hanno detto andiamo avanti», mentre è «il Pdl che ha necessità di recuperare qualche voto», chiosa la Bongiorno alludendo al malumore presente all'interno dello stesso partito del premier.

I mal di pancia nel Pdl. Pecorella: carcere per i cronisti non sta né in cielo né in terra
Dove, va detto, le posizioni sul provvedimento sono tutt'altro che compatte e non mancano i distinguo. Come quello espresso oggi da Gaetano Pecorella che, in una intervista a "La Stampa", si è scagliato contro la previsione del carcere per i cronisti colpevoli di pubblicare intercettazioni non rilevanti. «Il ddl sulle intercettazioni come impianto generale può anche andare bene. Ma ci sono da fare alcune
indispensabili modifiche. La principale è questa storia del carcere
ai giornalisti che non sta in cielo nè in terra. Le idee non si possono mica mettere dietro le sbarre».

Carra sfida i frondisti: votate contro la legge bavaglio
A nutrire perplessità sul Ddl sono poi diversi deputati riconducibili all'ex ministro Scajola, ma anche singoli parlamentari che potrebbero quindi condizionare negativamente il voto sul provvedimento. E proprio ai frondisti si rivolge dall' Udc Enzo Carra che invita Pisanu e Scajola a «distinguersi dal berlusconismo becero e a votare contro la legge bavaglio» perché «'nessun Dc l'avrebbe votata».

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