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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2011 alle ore 17:56.

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Ai giornalisti che lo attendono all'uscita di Palazzo Grazioli consegna una battuta fugace. «È stata una chiaccherata sincera tra amici». E non aggiunge altro. Ma le tre ore di faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e il più agguerrito dei malpancisti del Pdl, l'ex ministro Claudio Scajola- che in Parlamento può contare su una nutrita truppa - sono soltanto il primo tassello di una giornata segnata da contatti continui tra le due sponde, con il Cavaliere e i vertici del partito in pressing sui "frondisti" - anche se il termine non piace ai diretti interessati - per indurli a più miti consigli. Sui contenuti del colloquio non trapela nulla, ma uno degli uomini più vicini all'ex ministro si lascia andare a una previsione con il Sole24ore.com. «Quando gli incontri vanno avanti per così tante ore vuol dire che le cose non vanno benissimo». Una previsione quantomai azzeccata: i nodi tra i due sono tutt'altro che sciolti e servirà un nuovo confronto per provare a riavvicinare il premier e l'ex ministro.

Tra il premier e Scajola la distanza resta intatta
La distanza tra i due resta quindi per ora incolmabile. E, al di là del buon rapporto che ha sempre legato il Cavaliere all'ex ministro, Berlusconi ha al momento le mani legate davanti alle richiesta di cambio di passo avanzata da Scajola e non può assicurare risposte rapide alle sue sollecitazioni. Se non mettere sul piatto, come ha fatto nel corso dell'incontro, un ruolo di peso per Scajola all'interno del governo, proposta gentilmente declinata dall'ex ministro che vuole una correzione politica della rotta. Ma è una sollecitazione irricevibile al momento dal Cavaliere che deve fare i conti anche con il rinnovato asse tra Bossi e Tremonti. Un patto che impone prudenza su alcuni tasselli, a cominciare da quel decreto sviluppo che invece l'ex ministro vorrebbe riempire di contenuti significativi e di risorse. Davanti all'insofferenza di Scajola il premier ha comunque deciso di intervenire in prima persona perché, come osserva acutamente il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, «quella di Pisanu è una situazione che dura da molti anni. Scajola non credo nella maniera più assoluta che voglia rompere, ma piuttosto avere un confronto forte sulla manovra economica. Penso voglia riprendere un percorso all'interno del Pdl».

In serata il vertice degli scajoliani per ultimare il documento
Non a caso nel documento che i suoi uomini stanno elaborando il passo indietro del premier è inserito in subordine tra le richieste che partono dalla domanda di una maggiore discontinuità nella maggioranza (leggi allargamento) e nel partito (troppe promesse finora disattese, lamentano gli uomini dell'ex ministro). E puntano poi su un cambio di passo nella politica economica - dove, è chiaro, Scajola vuole dire la sua - e su misure concrete nel decreto sviluppo, ultimo treno per rilanciare l'economia e per salvare questa fragile maggioranza.

Proseguono i contatti con Pisanu e Alemanno
Insomma, una "scossa" al Pdl e alla maggioranza, ma nessuna spallata nei confronti del Cavaliere come vorrebbero invece altri frondisti. Al di là delle diverse mire, è comunque probabile che i colloqui tra i diversi protagonisti proseguono e stasera Scajola dovrebbe vedere Pisanu e Alemanno (in forse la presenza di Formigoni), per fare un punto della situazione. Come conferma anche il sindaco di Roma: «Non incontro frondisti ma esponenti politici che hanno a cuore il Pdl e il centro-destra e che si confronteranno nella giornata di oggi». Non c'è nessuna riunione di frondisti, ribadisce il primo cittadino della capitale, «e io non ho nessuna intenzione di fare il frondista. Andrò a incontrare Pisanu e Scajola ma è un incontro politico del quale ho già parlato ieri con il segretario Alfano».

Alfano ai coordinatori: sì di Berlusconi alla riforma del voto, ma con bipolarismo
Proprio l'ex Guardasigilli, incontrando oggi i coordinatori del partito a via dell'Umiltà, ha illustrato i contenuti del vertice avuto ieri ad Arcore con il Cavaliere. Che, secondo quanto hanno riferito i presenti, avrebbe manifestato la volontà di portare a termine entro il 2013 la riforma dell'architettura dello Stato, da abbinare al riassetto della legge elettorale. Ma le modifiche all'attuale sistema, è il ragionamento di Berlusconi condiviso da Alfano, dovranno avere come invalicabile «linea del Piave» il bipolarismo, elemento imprescindibile per il Pdl. L'intento delle correzioni, ha concluso il segretario, è quello di «rafforzare» il rapporto tra elettore ed eletto.

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