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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2011 alle ore 06:37.

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È stato il boato sollevatosi dai banchi delle opposizioni a risvegliare l'attenzione dei deputati e del Governo su due provvedimenti, come il rendiconto e l'assestamento del bilancio, che fino ad oggi erano da tutti considerati due atti dovuti. Come dire uno scivolone sulla più classica buccia di banana ma che, come tutte le cadute impreviste, può lasciare segni pesanti.

A partire dalla reazione del premierche, quasi incredulo dall'esito del voto con cui la Camera ha bocciato l'articolo 1 del ddl sul rendiconto, e visibilmente stizzito ha lasciato l'Assemblea schivando proprio il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, che nel frattempo era entrato in Aula. A pesare sullo scivolone del Governo, bollato subito dal Cavaliere come un incidente tecnico, sono state di fatto le assenze. Proprio mentre Tremonti entra in Aula e Bossi si attarda in Transatlantico a rispondere ai giornalisti sulle contestazioni ricevute lunedì a Varese dalla base leghista, il voto sull'articolo 1 del rendiconto finisce a sorpresa con 290 voti pari. Peccato che la maggioranza richiesta fosse di 291 voti. «Nessuna ragione politica, di nessun tipo», fa sapere Tremonti in serata. Il ministro - aggiunge la nota dell'Economia - «era al ministero impegnato con gli uffici di gabinetto nella valutazione dei dossier relativi a ciascun ministero, in preparazione della legge di stabilità».

Così mentre dalle opposizioni si leva forte il grido dimissioni, il presidente Fini corre in Aula a gestire una situazione del tutto imprevista, e Giancarlo Giorgetti, presidente della Commisione bilancio, chiede e ottiene la sospensione dei lavori. E parte subito la conta degli assenti tra i banchi della maggioranza. Assenze di peso: oltre a quella di Tremonti e Bossi (che poi imputa il ritardo ai cronisti che lo hanno bloccato in Transatlantico), hanno saltato il voto Scajola, Scilipoti e Pionati.

Le votazioni sul rendiconto dello Stato per l'anno precedente si sono evidentemente trasformate nel casus belli, per lanciare un preciso segnale politico e accelerare probabilmente la resa dei conti. Il provvedimento marcia di pari passo con l'assestamento di bilancio. Se il primo ha natura strettamente tecnico-contabile, il secondo registra le variazioni intervenute all'interno del bilancio nel primo semestre dell'anno. Due provvedimenti che in qualche modo preparano il terreno per la messa a punto della legge di stabilità (la ex Finanziaria) e del bilancio dello Stato a legislazione vigente.

Segnale politico che viene lanciato non a caso alla vigilia del varo proprio della legge di stabilità, previsto per domani. La tensione tra i ministri è alta, perché in ballo vi sono ben 7 miliardi di tagli il cui effetto finanziario dovrà essere recepito proprio nei nuovi documenti contabili in arrivo. Per quanto riguarda invece il cammino parlamentare del rendiconto e dell'assestamento, sarà la giunta per il regolamento della Camera a fornire questa mattina una possibile soluzione (si veda il servizio qui a fianco). Fatto sta che per i due disegni di legge, da sempre approvati prima del varo ufficiale della manovra finanziaria, questa volta si prefigura un inevitabile ritardo.

A subire un primo rinvio è stata intanto anche la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, approvata per soli due voti ieri alla Camera e sospesa, invece, a Palazzo Madama proprio dopo lo scivolone del Governo su rendiconto e assestamento.

La votazione
VOTO PARI: 290 A 290

Il governo va sotto
Rendiconto generale dello Stato bocciato alla Camera per un voto o, più precisamente, per parità: 290 sono stati i voti a favore, 290 i contrari, nessuna astensione rispetto ad un quorum (la maggioranza dei 580 votanti) fissato a quota 291
Oggi giunta per il regolamento
Oggi la Giunta per il regolamento dovrà esprimere un «parere» sulla richiesta del Pdl di proseguire nell'esame. I numeri sono a favore delle opposizioni che hanno sei componenti rispetto ai cinque della maggioranza. In caso di responso negativo al Tesoro si studia il «Piano B»: inserire le cifre del Rendiconto nella legge di Stabilità 2012 anticipando quest'ultimo provvedimento
Nuovo rendiconto e fiducia
Il presidente del Consiglio starebbe studiando una exit strategy sul rendiconto dello Stato mettendo sul piatto anche l'ipotesi di un nuovo provvedimento da presentare alla Camera e sul quale chiede la fiducia, previa intesa con il capo dello Stato

COSA C'È NEL RENDICONTO
Obbligo costituzionale
Il Rendiconto generale dello Stato è il provvedimento attraverso cui il governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica, rende conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria. Si tratta di un obbligo costituzionale
Il bilancio a consuntivo
Il Rendiconto non è altro che la "fotografia" del bilancio a consuntivo. In altri termini, è impossibile respingerlo o modificarlo perché i dati sono quelli e la non approvazione può essere solo un segnale politico perché non se ne può fare un altro
Missioni e programmi
Il Rendiconto è articolato per missioni e programmi ed è costituito dal conto del bilancio, che indica l'entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni che erano state approvate dal Parlamento, e dal conto del patrimonio, che recepisce le variazioni intervenute nella consistenza di attività e passività

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