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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 alle ore 07:40.

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Ignazio Visco (a sinistra) succede a Mario Draghi alla guida di Bankitalia (Imagoeconomica)Ignazio Visco (a sinistra) succede a Mario Draghi alla guida di Bankitalia (Imagoeconomica)

Questa volta non c'è stato molto da commentare. La scelta di Ignazio Visco corrisponde in pieno all'identikit del candidato delineato fin dall'inizio da Giorgio Napolitano. Una figura che, in sostanza, salvaguardi la «continuità e la serenità» della Banca d'Italia, un nome in grado di raccogliere il più ampio consenso all'interno di Via Nazionale, e di assicurarne continuità e autonomia.

Identikit ritagliato sulla figura di quello che fino a qualche settimana fa sembrava il candidato naturale, vale a dire il direttore generale Fabrizio Saccomanni, e che ovviamente nel punto di vista del Colle si estende senza ombra di dubbio all'attuale vice direttore generale.

Si respirava un'aria di sollievo, ieri sera al Quirinale. L'«angustia» di cui ha parlato due giorni fa Napolitano a proposito della mancata intesa politica sulle misure per lo sviluppo, è lo stesso sentimento con il quale ha assistito all'ultimo atto di questa lunga, intricata vicenda. Il colloquio al Colle con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi è stato molto breve.
Subito dopo si è messa in moto la procedura prevista dalla legge di riforma del 2005, con l'invio da parte di palazzo Chigi della lettera al Consiglio superiore della Banca d'Italia.

La soluzione dell'intricatissima vicenda è maturata sul filo dei telefoni ai massimi livelli istituzionali nel pomeriggio di ieri. Già in mattinata era peraltro parso chiaro che la netta contrarietà del presidente della Repubblica alle modalità per le quali si era giunti a una soluzione autorevole ma 'esterna' alla Banca, quale quella di Lorenzo Bini Smaghi, aveva un peso determinante. Gianni Letta, dalla presidenza del Consiglio, ha tessuto la tela. Dal Quirinale massimo riserbo e lo si comprende bene, poichè la questione è molto delicata, per i risvolti internazionali e di immagine che comporta.

L'unica indiscrezione che trapela è la constatazione, ovviamente con soddisfazione, che i criteri indicati dal presidente della Repubblica «sono stati rispettati». Continuità e autonomia sono gli stessi criteri che un consigliere della Banca attribuisce a Visco, in piena sintonia con le indicazioni del Colle.

Ora per ulteriore prudenza si attende che si perfezioni l'iter, con il parere del consiglio superiore della Banca d'Italia, la successiva deliberazione da parte del Consiglio dei ministri e infine la nomina da parte dello stesso Napolitano. Passaggi che a questo punto paiono più che altro una formalità, e che fino a ieri mattina al contrario rischiavano di provocare una spaccatura dai risvolti inediti, con il rischio che il consiglio superiore di via Nazionale esprimesse parere negativo sulla designazione di Bini Smaghi.

Due mattine fa, Berlusconi aveva parlato della candidatura del membro italiano del board della Bce come «la meno divisiva». Ieri l'intreccio tra il sostanziale niet del Quirinale e il gradimento che sarebbe giunto dal Tesoro ha consentito di virare su Visco. Come ha ammesso in serata lo stesso leader della Lega, Umberto Bossi, alla fine il pressing di Napolitano «è stato decisivo». Considerato l'esito dell'ultima crisi politica esplosa nella maggioranza dopo la bocciatura del rendiconto generale dello Stato, di tutto Berlusconi ha bisogno oggi fuorchè di contrariare il presidente della Repubblica. L'invito a «ponderare bene» le conseguenze della scelta di Bini Smaghi, che Napolitano gli ha rivolto vis-a-vis due giorni fa ha avuto un peso decisivo. Tra Tremonti e Ignazio Visco «vi è un ottimo rapporto», facevano notare ieri fonti del Tesoro, a chiudere in tal modo il cerchio. Infine, questione anch'essa non da poco, la scelta di Visco è ovviamente gradita allo stesso Draghi al pari di quella di Saccomanni.

Il sollievo del Quirinale, in attesa che si perfezioni comunque l'impegno assunto con Nicolas Sarkozy, che prevede le prossime dimissioni di Bini Smaghi per far posto al candidato francese, è stato anche uno dei temi affrontati nel corso di due conversazioni telefoniche con il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, e con il cancelliere tedesco, Angela Merkel.

Scambio di punti di vista - fa sapere il Colle - sui temi «oggetto del prossimo consiglio europeo», che tuttavia non può che aver riguardato anche l'avvicendamento alla guida della Banca d'Italia.
Durante la lunga, complessa trattativa politico-diplomatica che ha portato alla designazione e alla successiva nomina di Mario Draghi alla guida della Bce, Napolitano si è speso in più di un'occasione, personalmente anche con la stessa Angela Merkel oltre che con il presidente tedesco Christian Wulff in colloqui diretti e recenti.

Quanto a Bini Smaghi, nessun commento dal Colle. Solo un indiretto richiamo al rispetto di una condotta che deve essere ispirata al massimo «rigore istituzionale».

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