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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 alle ore 07:34.
L'ultima modifica è del 21 ottobre 2011 alle ore 07:30.

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Quale deve essere il profilo del nuovo Governatore della Banca d'Italia in questa fase delicatissima? Chi può meglio garantire, ferma la distanza di sicurezza dalla politica dei partiti, l'autonomia e l'indipendenza di un'istituzione autorevole che nel corso della sua storia ha svolto - caratteristica italiana - una preziosa funzione di 'supplenza', anche politica, ben oltre gli ordinari compiti in tema di vigilanza bancaria e politica monetaria?

Chi può presentare un curriculum professionale all'altezza dei nuovi compiti che gli vengono assegnati? Chi può assicurare il maggiore consenso possibile, tenuto conto che la procedura di nomina a Governatore prevede nei fatti una procedura di 'concertazione' istituzionale?

Chi, in definitiva, può contribuire con il suo lavoro a tenere alta la bandiera dell'Italia, la stessa sotto la quale il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi sta per assumere, tra gli applausi dell'Europa e non solo di essa, le redini della Bce?
Come vedremo, quella di Ignazio Visco, napoletano classe 1949, vicedirettore generale della Banca d'Italia, appare sotto i più diversi profili una scelta eccellente e indiscutibile.

Ma un paese moderno ed efficiente, nel fortunato momento in cui un suo civil servant veniva mesi fa designato alla presidenza della BCE, si sarebbe subito posto queste domande e avrebbe cercato, in tempi rapidi, risposte comunque esaurienti, a partire dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, cui spetta per legge la prima 'mossa' nell'iter di nomina del Governatore della Banca d'Italia.

La decisione avrebbe dovuto assumere i caratteri dell'urgenza, tanto più considerate la grave situazione europea e la contingenza diplomatica per la quale -secondo regole non scritte ma nei fatti ben presenti- nel board di sei membri che guida l'istituto non avrebbero potuto sedere due persone della stessa nazionalità (Draghi e Lorenzo Bini Smaghi, nominato nel 2005 per otto anni).

Ma sappiamo come è andata. La gestione del problema, compresa la richiesta via comunicato stampa di un 'passo indietro' di Bini Smaghi dopo l'intesa Sarkozy-Berlusconi (intesa che ha finito per sbattere sul muro dell'indipendenza della BCE), è stata quanto meno ispirata da una forte dose di 'dilettantismo' (copyright del professor Mario Monti). Risultato: col passare delle settimane sono fiorite candidature e veti incrociati -dentro e fuori la maggioranza di governo e dietro lo stesso portone di palazzo Koch- e la soluzione del problema, anziché avvicinarsi, si è allontanata complicandosi ogni giorno di più.

Ieri, per evitare di presentarsi in Europa senza una decisione a pochissimi giorni dall'insediamento di Draghi alla BCE, Berlusconi ha comunicato la scelta di Ignazio Visco al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Consiglio superiore della Banca d'Italia, il quale esprimerà un parere non vincolante. La nomina dovrà essere poi ratificata dal Consiglio dei ministri (il titolare del ministero dell'Economia, Giulio Tremonti, si era speso con forza a favore del direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, ma aveva recentemente coinvolto proprio Visco nella predisposizione del piano decennale per l'Italia) ed ottenere la firma, ultimo atto, dal presidente Napolitano.

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